Prosa
IL DUBBIO

Cos’è il dubbio? E’ possibile…

Cos’è il dubbio? E’ possibile…
Cos’è il dubbio? E’ possibile vivere di sole certezze? A chi dobbiamo credere? Queste sono solo alcune delle tante domande che invadono la mente dello spettatore dopo aver assistito a “Il Dubbio”. Diretto da Sergio Castellitto, questo spettacolo fonda le sue radici dall’omonimo libro di John Patrick Shanley, autore vincitore del premio Pulitzer nel 2005 e astuto maestro nello stuzzicare e sconvolgere l’opinione pubblica trattando un tema, tanto attuale quanto scottante, come quello della pedofilia. E’ l’America degli anni ’60 nella quale l’ondata di riforme e di grandi novità apportate dal Presidente Kennedy, è stata brutalmente fermata dal suo omicidio: il Paese è sconvolto e vive nel disorientamento più totale. In una delle tante scuole cattoliche statunitensi, più precisamente a Brooklyn, l’anziana direttrice, Suor Aloysius (Lucilla Morlacchi), non tollera i metodi di insegnamento della giovane e ingenua Suor James (Alice Bachi), a suo avviso, troppo docile, permissiva e gentile con gli studenti. Tuttavia è Padre Flynn (Stefano Accorsi) a creare maggior disagio: comprensivo, sempre allegro e ottimista, innovatore, curioso e attento ai problemi di ogni singolo ragazzo. A scuotere l’apparente armonia che regna nell’istituto è un incidente che vede protagonista l’unico allievo di colore, Donald Muller, dodicenne timido e introverso, privo di amici e di autostima. Quando Suor Aloysius sospetta una presunta “relazione sconveniente” tra il prete e lo studente si scatena il finimondo e la vicenda si arricchisce di sentimenti negativi quali la rabbia e la paura. La Direttrice decide di chiamare a colloquio la signora Muller, la quale non intende indagare sull’accaduto proprio per proteggere il figlio, già vittima delle violenze della famiglia e di chiara tendenza omosessuale. Ma lo scontro finale tra Suor Aloysius e Padre Flynn ha luogo nel suo ufficio e le conseguenze sono sorprendenti. “Il Dubbio” ha la capacità di coinvolgere il pubblico e di catturare l’attenzione anche di chi non ama confrontarsi con temi così forti e delicati. La pedofilia è un cancro che, purtroppo, colpisce persone spesso insospettabili, come famigliari o uomini di fede. In questo caso, non ci si trova di fronte ad un fatto certo e compiuto. Il vero protagonista della storia è il sospetto, con il carico di ansia e di timori che si trascina alle spalle. Come un virus pericoloso, esso si appropria delle menti umane e le trascina nel caos, portando a formulare più domande che risposte. In una scenografia essenziale, caratterizzata da pannelli neri in contrasto con la luce bianca che spesso acceca lo sguardo dello spettatore in sala, i personaggi, vestiti dei consueti abiti ecclesiastici, si alternano su di un palco in cui l’ambientazione cambia spesso. A volte ci si trova in una Chiesa, durante il sermone di Padre Flynn, altre volte in un giardino in cui le suore lavorano e discutono, o ancora, nell’ufficio della glaciale Direttrice, impegnata a scavare nella vicenda e scoprire la verità. I repentini cambi di scena sono accompagnati dalle splendide note di Bob Dylan, le cui canzoni e la cui voce unica aiutano il pubblico a respirare l’aria dei mitici anni ’60 e delle trasformazioni sociali e culturali che, poco dopo, sono avvenute. Lucilla Morlacchi, brillante interprete di cinema e teatro, non finisce mai di stupire. L’attrice milanese è una forza della natura. Nonostante un tono di voce leggermente più basso rispetto agli altri protagonisti in scena, la Morlacchi riesce a distinguersi e a guadagnarsi l’applauso più forte e caloroso grazie alla sua bravura e ad un’interpretazione da dieci e lode. E’ un’emozione infinita vederla combattere fino allo sfinimento per scovare anche solo un misero elemento che possa tramutare in certezza il grande dubbio che la tormenta. E’ sola nella sua lotta, nessuno le vuole credere. Ma il suo carattere e la sia tenacia non l’abbandonano mai. Molto simpatica e fresca la giovane Alice Bachi: il suo personaggio è, forse, quello meno difficile da interpretare. Suor James è divertente, fa sorridere il pubblico con la sua ingenuità e il suo commettere ripetutamente “gaffe”di fronte ad una sconsolata Direttrice. Stefano Accorsi, lontano dal teatro da oltre dodici anni, è l’attore più famoso di questo spettacolo. Il pubblico lo ha potuto ammirare in film nei quali si confronta con altri temi caldi come, ad esempio, l’omosessualità ne “Le Fate ignoranti” o il tradimento ne “L’Ultimo Bacio”. Stefano, quindi, non si ritrae di fronte a nuove e insidiose sfide e questo fa di lui un attore in via di maturazione. La prova che da ne “Il Dubbio” è di ottimo livello anche se, a tratti, ancora eccessivamente legata al suo trascorso cinematografico. Padre Flynn è il ruolo giusto per un attore delle sue qualità ma spesso lo inganna e lo induce a cadere nella staticità, sia espressiva che emotiva. Nel complesso, lo spettacolo è godibile e ben impostato. La prima parte risulta leggermente più noiosa e ferma, la seconda, invece, è quella più appassionante ed energica. Il lavoro svolto da Castellitto e dalla moglie Margaret Mazzantini è ammirevole. Adattare un testo del genere, nella cattolicissima Italia, poteva essere rischioso e non ben accettato. Ma i lunghi minuti di applausi a fine spettacolo ne hanno premiato il coraggio e il talento. Modena, Teatro Storchi, 14 febbraio 2008.
Visto il
al Delle Muse di Ancona (AN)