S’insinua leggero, come sanno esserlo i pensieri che possono ferire, come polvere che si accumula lentamente, senza essere notata. E poi ci si ritrova a fissarla, e a chiedersi da dove sia venuta.
E’ un dubbio pesante quello che scuote e turba le coscienze di Suor Aloysia e Suor James, direttrice ed insegnante di una scuola: è un dubbio che riguarda la condotta di Padre Flynn con uno dei suoi allievi. Un dubbio imbarazzante, terribile.
Ed è proprio nel segno dell’incertezza che, ironicamente, si apre lo spettacolo, con una predica dello stesso Padre Flynn, incarnazione della nuova Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, una Chiesa che cerca di essere più attenta e vicina ai problemi anche pratici e immediati dei propri fedeli.
Con lo svolgersi degli eventi il dubbio, che nasce da un’osservazione banale, cresce e diventa prima fastidioso, poi offensivo, poi soverchiante. Cresce con la gelida perseveranza di Suor Aloysia, che preferisce le regole ai sentimenti, l’imparzialità alla compassione e con l’ingenuità della giovane suor James, che pare aver fiducia in Padre Flynn, senza tuttavia poter più essere completamente sicura.
E il dubbio si ramifica e colpisce, anche gli innocenti, anche il ragazzo, che si vede di colpo un’altra volta isolato, come se in quel contesto non bastasse essere l’unico ragazzo nero, come se non bastasse avere, così pare di capire in un dialogo tra Suor Aloysia e la madre, tendenze omosessuali.
Colpisce Padre Flynn che pare innocente dell’orribile colpa che gli viene attribuita, ma che custodisce un segreto e, per non essere costretto a svelarlo, è costretto ad abbandonare la scuola, nonostante la sua innocenza. Almeno così dice.
Non c’è nulla di sicuro, eppure tanto basta a ferire, perché nessuno è in condizioni di fare davvero chiarezza anche perché Suor Aloysia la sua verità l’ha già trovata, e prosegue lungo la sua strada, oltre la vergogna e l’imbarazzo, a prezzo anche di mentire.
Il secondo sermone di Padre Flynn, interpretato da un ottimo Stefano Accorsi, è soprattutto per lei. Una signora pettegola racconta una malignità a una sua amica e si chiede, e chiede al suo confessore, se sia peccato. “Lo è”, le viene risposto. “Allora me ne pento”, risponde. “Non così in fretta. Sali sul tetto della tua casa con un coltello ed un cuscino e lì, taglia il cuscino. Poi torna da me”. E, al ritorno della donna, “Ora riportami tutte le piume, sparse dal vento”. “Ma non so dove siano, non posso farlo”. “Ecco, il pettegolezzo è questo, è spargere senza controllo, spargere parole, magari a cuor leggero, o senza la dovuta attenzione”.
Le canzoni di Bob Dylan fanno eco alla vicenda e la seguono mano mano e pare di sentire, negli attimi finali, nel momento in cui la stessa Suor Aloysia, malgrado se stessa, ammette di avere dei dubbi, “The answer my friend, is blowin’ in the wind”.
“La risposta, amico mio, soffia nel vento”.
Genova, Teatro della Corte, 8 aprile 2008
Visto il
08-04-2008
al
Ivo Chiesa
di Genova
(GE)