La stagione lirica 2016-17 dell'Opera di Firenze si chiude con il mozartiano Die Zauberflote nella versione regista di Damiano Michieletto, coprodotto con la Fenice di Venezia.
Alla Scuola di Sarastro
Damiano Michieletto ambienta la vicenda in epoca non identificata ma comunque vicina ai giorni nostri, come indicano i costumi di Carla Teti. La scena di Paolo Fantin è un'aula scolastica con lunga lavagna su cui vengono proiettate immagini e parole (video design di Carmen Zimmermann e Roland Horvarth) e che scorre di lato per rivela re la stanza da letto della Regina della Notte. La parete di fondo, quando il plot lo richiede, si solleva a svelare un bosco di fitti abeti: il percorso dei protagonisti è teorico – accademico (in aula) ma anche empirico (in mezzo agli alberi). Giuste le luci di Alessandro Carletti. Alla base della drammaturgia c'è l'idea della formazione dell'individuo, compito affidato alla scuola (ecco la concezione illuminista della sua laicità), e la sua declinazione attraverso momenti e prove che consentono di diventare grandi e di acquisire consapevolezza di sé, ponendo fine a un periodo di giochi e illusioni. Come sempre Michieletto è abilissimo e lo spettacolo funziona alla perfezione, intriga e diverte.
Bidelli, alunni, presidi e professori sul palco
Il successo dello spettacolo è dovuto anche alla adesione fisica dei cantanti ai ruoli. Juan Francisco Gatell è Tamino in calzoncini corti che passa dall'intemperanza dell'inizio alla maturità del finale: la voce è pulita ed estesa e di piega in grande espressività. Ekaterina Sadovnikova è una Pamina in grembiule e trecce di grande spessore vocale. Goran Juric è il preside Sarastro, accompagnato da tre anziani professori di cui uno in carrozzella (lo Sprecher di Philip Smith, l'Erster Priester di Oliver Puerrckhauer e lo Zweiter Priester di Cristiano Olivieri), custodi della trasmissione di un sapere laico. Olga Pudova è la Regina della notte – professoressa cattolicissima, in contrasto con la scuola laica voluta da Sarastro, e dunque le tre Dame sono suore (Heera Bae, Cecilia Bernini, Veta Pilipenko). In questo contesto ci sta che Papageno (Alessio Arduini) sia il bidello, ma perché anziano e canuto? Peraltro tale non è, dopo il disvelamento, la Papagena di Giulia Bolcato, seguita da cinque piccoli bambini con mini scopette a imitare i genitori addetti alle pulizie. Monostatos (Marcello Nardis) è l'alunno bullo che tiranneggia Pamina e Tamino. I tre Geni (solisti del Munchner Knabenchor) sono minatori con elmetto con la luce, spiriti guida che scavano nella terra ricercando la conoscenza dell'ignoto.
Roland Boer dirige con mano sicura, sottolineando la modernità della partitura ma non dimenticando le sonorità settecentesche con tempi perfetti.