Il primo atto di questo “Gabbiano” al Teatro Eliseo di Roma, si apre con dialoghi resi piuttosto monotoni dall’intonazione degli attori, mettendo subito in difficoltà lo spettatore il quale, se non conosce bene l’opera di Cechov, fa fatica a capire cosa sta accadendo in scena e qual è il centro dell’azione e delle discussioni. Non c’è divisione e variazione tra i piccoli, comuni drammi di ciascun personaggio.
Gli attori, nel tentativo forse, di uscire dalla loro interpretazione un po’ piatta, saltellano da una sedia all’altra in modo innaturale e siamo distratti dagli sforzi di un Massimo Nicolini nei panni di Constantin (il figlio della non più giovane attrice Arkadina) di pronunciare correttamente le “c” seguite da vocale, nonché da sospiri, singhiozzi e risatine artificiosi della bella Nina, (Gaia Insenga).
Gli interpreti (i protagonisti Constantin e Nina meno degli altri) non sembrano, a dirla tutta, credere ad una sola delle parole che pronunciano e se è vero che le famose pause Cechoviane danno il senso dello scorrere lento del tempo come esige lo svolgimento dell’azione, come è anche vero che Cechov non è certo un autore leggero né facile da realizzare sul palco, rivelandosi uno di quei mostri sacri della letteratura che suscita sentimenti estremi (o si ama o si odia), bisogna anche dire che ne viene però rappresentata qui, una versione estremamente lenta, che certo non aiuta chi si avvicina per la prima volta all’autore russo, a comprenderlo ed apprezzarlo.
Il lavoro si anima un po’, alla fine del primo atto e nel secondo, presentando qualche momento di maggior intensità. Tra le parti migliori c’è la scena della confessione del dramma interiore di Trigorine a Nina: lo scrittore svela come non riesca a vivere realmente la propria esistenza ma sia in grado unicamente di trasformarne ogni dettaglio in un espediente letterario. In questo personaggio e nel suo soffrire l’eterno confronto con gli altri grandi autori della letteratura russa, si ritrova parte del carattere di Cechov.
Dopo aver ucciso simbolicamente un gabbiano, Constantin, rimprovera Nina di essere cambiata in seguito al fallimento del loro spettacolo ed al suo incontro con Trigorine, ma anche questo cambiamento, nello spettacolo, non si sente molto. Anche nella scena del confronto tra madre e figlio, dovrebbero susseguirsi repentinamente affetto, rabbia e dramma ma la brava Patrizia Milani non riesce a colmare le lacune espressive del suo partner in scena.
Roma, Teatro Eliseo, 2 Dicembre 2008
Visto il
al
Verdi
di Sassari
(SS)