Il gatto, lo spettacolo prodotto dalla compagnia Orsini per la regia di Roberto Valerio, si propone la sfida impegnativa, ma non ben riuscita, di realizzare a teatro una vicenda esistenziale dal sapore acre.
Il gatto è lo spettacolo prodotto dalla compagnia Orsini per la regia di Roberto Valerio, e interpretato dal trio Alvia Reale, Elia Schilton e Silvia Maino. La messinscena si propone la sfida impegnativa, ma non ben riuscita, di realizzare a teatro una vicenda esistenziale dal sapore acre.
Da Simenon al palcoscenico, un passaggio non sempre facile
La sceneggiatura, e in primo luogo il titolo, si rifanno al romanzo Le chat dell’autore belga, pubblicato per la prima volta nel 1967. Che non sia agevole trasporre in scena le descrizioni sottilmente argute dell’autore di Maigret, specialmente quando indugia su istantanee sensazioni così come su movimenti corporei appena percettibili, la pièce lo dimostra già dalle prime battute. La difficoltà traspare nel processo di fare emergere il vissuto interiore dei protagonisti, i due coniugi Émile (Elia Schilton) e Marguerite (Alvia Reale), che letteralmente non si rivolgono più la parola da anni.
La trama, in effetti, ha pochi snodi salienti, concentrandosi soprattutto sulle minuzie narrative legate a ricordi tra i più disparati (dalla voce materna, severa e protettiva a un tempo, alla consueta, voluttuosa intimità con la prima moglie di lui, e così via). Il caleidoscopico mondo intimo dei personaggi, con tutta la complessità e l’incoerente, sfaccettata, plurale coralità di sentimenti che li agitano, rimane per lo più inespresso. La lentezza dell’avvicendarsi delle scene, dunque, rischia di farsi avvertire, mentre gli attori calcano un palco la cui scenografia rievoca un ambiente domestico estremamente spoglio e disadorno, rispecchiando in tal modo l’assenza di dialogo, e spesso anche di comprensione, tra i due sposi.
Le capacità degli attori come punto di forza
Nonostante ciò, un plauso meritano gli artisti, e in maniera particolare Alvia Reale, che interpreta la parte di tutte e tre le figure femminili che innervano la sfera sentimentale di lui. L’attrice, difatti, indossa e smette di continuo le vesti della prima consorte, Angèle, dell’amante, Nelly, nonché dell’attuale moglie, Marguerite. Il dinamismo dell’artista si può annoverare senz’altro tra i punti di forza dello spettacolo, considerate pure le divergenze caratteriali, d’aspetto, d’atteggiamento, delle tre donne: godereccia e serena la prima, cinica e spudorata la seconda, rigida e inflessibile la terza.