Musical e varietà
IL GIORNO DELLA TARTARUGA

Tolentino, Teatro Nicola Vacc…

Tolentino, Teatro Nicola Vacc…
Tolentino, Teatro Nicola Vaccaj, “Il giorno della tartaruga” di Garinei e Giovannini A TEATRO PER SOGNARE E ANCHE DIVERTIRSI Siamo nel 1964, annuncia una voce, e lo spettacolo è un omaggio a Garinei e Giovannini: dietro il sipario di carta, con su un grande cuore che invero è una tartaruga, alcune coppie, vestite anni Sessanta, ricreano l'atmosfera dei tempi, leggendo il giornale dei principali eventi dell'anno, dall'affermazione di Gigliola Cinquetti al Festival di Sanremo all'inaugurazione dell'Autosole, dalla Nutella al matrimonio di Celentano e Claudia Mori. Come sempre negli spettacoli della Compagnia della Rancia, le scene ruotano; qui rivelano il piacevole soggiorno di un appartamento, dove Lorenzo torna stanco dal lavoro: è il giorno del suo compleanno ed è ansioso di ricevere il regalo. La moglie Maria però è di diverso avviso: dovrà aspettare venti minuti, fino alle 9. Ma Lorenzo non resiste e scoppia una lite furibonda, entrambi vorrebbero andarsene per sempre. Tra flash back e ritorni al presente, si svelano alcuni momenti della loro vita, dal primo incontro al matrimonio, dall'innamoramento alla convivenza, dai parenti di lei agli amici di lui. Intervallati da continue ripicche e da furibondi litigi: i due si amano alla follia ma sembra non resistano senza litigare, anche per causa di piccole, innocenti bugie. Il finale è con l'inevitabile happy end, l'annuncio dell'arrivo di un bambino: Maria è incinta e Lorenzo è al settimo cielo (i bambini saranno una coppia di gemelli, un maschio e una femmina, così non si ricomincia a litigare). La commedia è brillante e piena di invenzioni, nel perfetto stile Garinei e Giovannini, divertente e leggera, innocente e bonaria, ingenua e nostalgia, con molti giochi di parole e battute anche a doppio senso, mai grevi. La regia sapiente dell'espertissimo Saverio Marconi mantiene sempre alto il livello, senza nessun cedimento, delinea un'Italia di ieri ma con problemi comuni all'oggi. L'ironia permette di evitare la banalità o l'inattualità della situazione e delle gags, rendendole invece assai divertenti e piene di tenerezza. Solo velatamente nostalgiche, quel tanto che non guasta. E che permette di gustare appieno la serata. Marconi muove con sicurezza gli attori nella funzionale e mutevole scena di Gabriele Moreschi, a cui i costumi di Zaira De Vincentiis danno un'esatta connotazione dell'epoca. Le coreografie, con momenti da varietà, sono di Fabrizio Angelini, le luci adeguate di Valerio Tiberi. Quel ritornello “C'è l'orchestra di Villa Balestra che suona per noi” evoca tempi lontani ma che sono nel cuore di tutti. Straordinari i protagonisti, Chiara Noschese e Christian Ginepro: recitano, cantano, ballano, imitano; lei è insuperabile nella parte della zia pugliese, della cugina milanese ma soprattutto della mamma romagnola sovrappeso; lui è bravissimo nella parte dell'amico del cuore e soprattutto del frate marchigiano che vende le suppellettili del convento. Con loro otto comprimari ballano e cantano, creando siparietti di intermezzo che permettono alle scene di girare, evocando ambienti sempre nuovi, e ai protagonisti di vestire i panni di svariati personaggi. Lo spettacolo conferma, se mai ce n'era bisogno, il primo posto della Compagnia della Rancia nella realizzazione di musical, con attori tecnicamente affidabili da ogni prospettiva, scene e costumi perfetti e quel tocco di effetto speciale (pioggia in questo caso) molto teatrale, perfetto. E che consente allo spettatore di sognare, nel divertirsi. Teatro tutto esaurito e pubblico calorosissimo per la prima data della turnè nel teatro che da anni è la “casa” della Compagnia della Rancia. FRANCESCO RAPACCIONI Visto a Tolentino, teatro Nicola Vaccaj, il 16 ottobre 2007
Visto il
al Metropolitan di Catania (CT)