Prosa
IL GIUOCO DELLE PARTI

Otto sedie, schienale nero e …

Otto sedie, schienale nero e …
Otto sedie, schienale nero e sedile rosso, in scena, tra lo spettatore e un altro palcoscenico: così comincia la rappresentazione. Un palcoscenico nel palcoscenico, come è lecito aspettarsi da Pirandello, la cui ironia paradossale pare pervadere anche la scenografia così come le espressioni dei personaggi, la trama, i dialoghi. Dialoghi e colloqui di raffinata intelligenza, di squisita ironia, che vedono per protagonista un uomo per sua stessa ammissione disperato, ma senza amarezza. Era stato un tempo innamorato, ma l’amore di sua moglie mutò presto in insofferenza, che egli cercò di lenire con condiscendenza prima, con indifferenza poi, per difendersi dal dolore di un amore che si consumava. E proprio in quell’indifferenza, in quel suo vuotarsi d’ogni passione e d’ogni sentimento per non esserne schiacciato, il protagonista, Leone Gala, interpretato da un magnifico Geppy Gleijeses, trova pace e refrigerio. Perché ora “ha capito il giuoco”: è semplice, spiega alla moglie Silia e al migliore amico Guido Venanzi, divenutone amante senza reazione di Leone. Si tratta solo di interpretare la propria parte, proprio quella parte, quello specchio, quell’immagine di noi negli occhi degli altri da cui si vorrebbe fuggire, che si vorrebbe distaccare da sé per essere altro, altro e altro ancora, per essere vita. Leone non fugge più, neanche di fronte alla terribile minaccia che si svelerà a mano a mano. Il coraggio lo trova proprio nel sua assoluta ragionevolezza, non offuscata da desideri o sofferenza. Ora, ora che ha capito il giuoco, come egli stesso ripete, il giuoco della vita da cui per troppo tempo è stato beffato, saprà rifarsi individuando per gli altri così come per sé una parte adatta, le giuste battute, un destino che si affaccia come una prigione le cui sbarre sono gli occhi e il giudizio degli altri e forse di noi stessi da cui ha saputo infine, rassegnandosi, evadere con un sorriso.
Visto il
al Politeama di Lamezia Terme (CZ)