Danza
IL LAGO DEI CIGNI

Milano, teatro alla Scala, “I…

Milano, teatro alla Scala, “I…
Milano, teatro alla Scala, “Il lago dei cigni” coreografia di Vladimir Bourmeister OMNIA VINCIT AMOR Il lago dei cigni che Bourmeister realizza nel 1953 trova un equilibrio tra il realismo e l'astrattezza del linguaggio classico, con lo scopo di rendere il più leggibile possibile la trama del balletto e di recuperare, aderendo alla partitura originale, la fedeltà alla musica e alla visione drammatica di Caikovskij, che il tempo e le manomissioni dei coreografi avevano compromesso. Ma, pur volendo tornare all'originale del compositore, essendo andati perduti sia la partitura che il “ripetitore”, Bourmeister introduce significativi spostamenti rispetto alla sequenza musicale in genere usata ed interessanti varianti drammaturgiche, la più importante delle quali si ha durante l'ouverture: una principessa raccoglie fiori sulle rive di un placido lago; sullo sfondo incombe un essere mostruoso, uomo e uccello insieme, che allunga le sue ali nere fino a ghermire la fanciulla, la quale, da questo abbraccio, uscirà trasformata in cigno (la lunga tunica ha lasciato il posto al tutù e non ha più la coroncina in testa). Nel primo atto domina la scena il Buffone, per mostrare una certa leggerezza nel carattere del principe ma anche il lato oscuro, incomprensibile della vita che talvolta appare priva di logica. Durante i festeggiamenti per il compleanno del principe, la Regina regala al figlio una balestra. Il secondo atto è fedele alla versione di Ivanov; le danze dei cigni sono formalizzate e seguono linee rette, cui spesso si aggiunge l'elegante serpentina lodata da Hogarth. Anche il pas de deux del Cigno Bianco è mantenuto nella versione tradizionale. Ma c'è una importante novità, inserita a fini didascalici, per rendere più leggibile il testo coreografico: una piuma bianca cade dal tutù di Odette, l'alba sta per arrivare, il tempo della franchigia è finito e la Principessa sta per tornare ad essere cigno. Il terzo atto è quello che presenta le maggiori novità sul piano drammaturgico: all'ingresso di Rothbart, di Odile e del loro seguito tutto assume il colore del sogno e della magia; la stessa Odile appare a Siegfried come un miraggio. È evidente come essi si servono di inganni ed illusioni per sedurre l'ingenuo principe, fino a spingerlo a dichiararsi consegnando a Odile la piuma bianca di Odette, tradendo così la promessa. Odette si dispera e il suo convulso agitarsi dietro una vetrata ricorda all'amante la promessa non mantenuta. Il quarto atto è rispettoso della tradizione e presenta il finale positivo dell'era sovietica: omnia vincit amor, l'amore di Siegfried e Odette annulla il potere del male, Rothbart precipita nelle acque del lago, che poi si calma. Odette nell'ultima scena è vestita con la tunica che indossava all'inizio e non dovrà più, al sorgere del sole, trasformarsi in cigno. La serata inaugurale della stagione di balletto scaligera si è aperta con una contestazione: all'abbassarsi delle luci uno spettatore dal loggione ha urlato “Voi del sindacato autonomo andate a lavorare in fabbrica”, poiché si era appena saputo dello sciopero che ha annullato una recita di “Tristan und Isolde”; a lui si sono accodati altri che hanno espresso vivo sdegno per lo sciopero. Roberto Bolle frequenta da tempo il ruolo non impegnativo di Siegfried ed è molto amato dal pubblico che lo applaude a lungo a scena aperta. Evidentemente i presenti meno conoscono la bellezza e la bravura di Svetlana Zacharova, perchè all'inizio appaiono più freddi, ma presto la ballerina conquista la platea che, nel vedere la raffica di fouettés del terzo atto, impazzisce, un applauso lunghissimo, e giustamente, consentitemi, per uno dei movimenti più famosi e difficili della danza classica. La Zacharova, con le sue lunghe, mobilissime braccia, sembra nata anch'essa cigno, morbida e fluttuante, forse oggi senza eguali. Il volto sofferente per la condizione di cigno (che si traduce musicalmente in quello struggente assolo di violoncello sul tema del cigno), poi la luce interiore che solo l'amore può dare, poi la disperazione per le promesse non mantenute, infine la salvezza: la ballerina esprime al meglio tutti i sentimenti con una immediata capacità espressiva del viso. Antonino Sutera è un saettante, diabolico Buffone, tra un clown e il jocker di certa letteratura. Con loro il cupo Rothbart di Gianni Ghisleni, la superba Regina di Flavia Vallone e la principessa di Sabrina Brazzo. Corpo di Ballo, diretto ora da Elisabetta Terabust, in gran forma, bravi i cignetti del passo a quattro del secondo atto, una prova di virtuosismo sui fagotti dominanti. Orchestra del teatro diretta in modo giusto da David Coleman. L'allestimento è quello con scene e costumi, perfetti, di Roberta Guidi di Bagno. All'uscita altra contestazione di un gruppo di melomani giunti in aereo per la recita del Tristan un Isolde annullata per sciopero. Teatro al completo, entusiasmo nel pubblico. Visto a Milano, teatro alla Scala, il 14 dicembre 2007 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)