IL LAGO DEI CIGNI - LA RECENSIONE. Uno dei corpi di ballo più famosi del mondo che porta in scena una delle coreografie più celebri al mondo: dal Balletto di San Pietroburgo un'interpretazione emozionante del grandissimo classico romantico.
Uno dei corpi di ballo più famosi del mondo che porta in scena una delle coreografie più celebri al mondo: non è difficile aspettarsi dal Balletto di San Pietroburgo un'interpretazione emozionante del grandissimo classico romantico Il Lago dei Cigni che si adagia sulla musica di Čajkovskij; e ancora una volta la magia si è ripetuta.
Da San Pietroburgo con rigore
Al Teatro Politeama di Napoli, dunque, appuntamento speciale (ed in unica data) con la principessa Odette, soggiogata dal sortilegio del malefico mago Rothbart che non tollera il suo rifiuto e la trasforma in un bianco cigno durante le ore del giorno.
Dopo quattro quadri in cui il simbolismo incontra vette di arte e tecnica, la maledizione sarà infine sconfitta da un atto d'amore del principe Siegfrid, non senza peripezie divenute famose in letteratura (come l'intervento del cigno nero) ed un finale che ricalca la tradizione, consente di rompere l'incantesimo e di vivere per sempre felici. Uno dei finali possibili, in verità, dal momento che dal 1885 ad oggi sono state scritte molte versioni della scena originale contenuta nel IV atto; ma la scelta dell'ortodossia compiuta dal Balletto di San Pietroburgo si legge anche sull'utilizzo delle coreografie originali di Marius Petipa e Lev Ivanov, quelle della prima versione accolta con il successo che meritava nel 1895, creata per il Teatro Mariinsky (già Teatro Kirov e Accademia nazionale dell'opera e del balletto).
E dunque l'ambientazione ci porta in piena Corte imperiale russa, non senza tocchi gotici che impreziosiscono l'atmosfera soprattutto nei contorni fiabeschi del I e del III Atto, laddove il II ed il IV affondano nelle acque mistiche, evidenziate anche da un gioco di alternanza di luci ben controllato, a misurare le sfumature del bene e del male che si intersecano, e quasi si confondono.
Coreografia e Musica, un solo sentire
Se l'opera è da considerarsi perfetta, il motivo è universalmente riconosciuto nella simbiosi fra coreografia e musica: raramente o mai, unione è stata più felice, sin dalle scale dell'introduzione (Moderato assai - Allegro non troppo), che già contengono in nuce i temi che saranno poi sviluppati; il compositore russo innova ed apre la strada alla musica da ballo del IX secolo, ed in un colpo solo oltrepassa l'accademismo e crea una sinergia assoluta fra gesto e spartito.
Il primo tema del cigno, come i seguenti, sono di quelli che restano indissolubilmente nella mente e nel ricordo emotivo di chiunque ascolti quelle melodie, e guardando il balletto si associano in modo esemplare al destino che incombe sugli amanti ed alle scene lacustri.
Preziosa interprete del Cigno per antonomasia, è una eccezionale Ekaterina Borchenko, dalla figura esile e delicata che si contrappone alla forza e all'energia con cui danza non mostrando una grande apertura, dalla ammirata ed ambivalente natura sia selvaggia, sia seducente.
Ad attenderla e ad inseguirla c'è Mikhail Sivakov, un principe Siegfrid elegante e preciso, e fra le ottime prestazioni degli interpreti va segnalata la grande sincronia del quartetto dei cigni, che si fa apprezzare per la tecnica sulle punte, il tempo e il ritmo in una esibizione dal grande effetto, oltre a colui che risulta il migliore nel personaggio: il giullare di corte. Il tutto, in un fastoso susseguirsi di divertissement e valzer nella sala da ballo del palazzo reale. Le Corti imperiali sono ancora servite.