IL LINGUAGGIO DELLA MONTAGNA - IL BICCHIERE DELLA STAFFA - PARTYTIME

Nanni Garella e i Tre atti unici di Pinter

Nanni Garella e i Tre atti unici di Pinter

Non è facile proporre al pubblico vissuti di sofferenza forti e autentici, senza che vengano sentiti come fastidiosi.


Nella trilogia proposta da Nanni Garella, la presenza scenica degli attori di “Arte e salute” ha il pregio di offrire uno sguardo sulle dinamiche della diversità intesa come ricchezza.


Particolarmente nel Bicchiere della staffa, l’immagine della dittatura e della sopraffazione, che fa parte della coscienza collettiva ed è quindi nota nella sua profondità di esperienza umana, si presta felicemente come sintesi perché contestualizza la presenza brillante di questa umanità ferita, ponendosi come elemento di mediazione rispetto alla comprensione del pubblico.


Così la lucentezza autentica di una umanità vera che non ha filtri per nascondersi diventa non il pretesto per un’esibizione gratuita della malattia, ma al contrario l’elemento attraverso cui è possibile lo scambio: persone che dànno qualcosa a noi, e noi che guardandoli da spettatori allo stesso modo diamo qualcosa, nell’atto stesso di vedere – e prendere atto della realtà raccontata.


Nel Linguaggio della montagna, i carcerati del regime parlano una lingua antica e vietata – che nella scelta registica è il dialetto bolognese; il registro cambia nel terzo atto, dove compare uno dei temi ricorrenti di Pinter: il disagio della mondanità, il cinismo dello scambio sociale, il divertimento amaro del Party time, in felice contrasto con lo sfondo dittatoriale su cui questa mondanità si innesta.

Visto il 27-11-2011