Prosa
IL MALATO IMMAGINARIO

Un Dix "malato" che ha saputo coinvolgere

Il malato immaginario
Il malato immaginario

E' noto come il tema della critica satirica alla "medicina di facoltà" fosse un tema ricorrente in Molière, se non addirittura il principale. In tutta la sua produzione, non mancano praticamente mai i ridicoli dottoroni e le scene dedicate alle assurdità derivanti dai loro comportamenti e dalla loro 'scienza'. Il malato immaginario è l'opera in cui questo tema diviene centrale e la critica di Molière alla medicina più esplicita che mai.

La trama è semplice e lineare: Argan, un ricco borghese di mezza età, ha due figlie, la più grande delle quali è innamorata di Cleante. Un giorno Argan annuncia alla primogenita che la darà in moglie al figlio del dottor "Purgone"; di qui la disperazione dei due innamorati, che alla presenza di Purgone padre e Purgone figlio inprovvisano un'operetta ridicola alla scopo di esprimere il proprio amore e far desistere il genitore dal suo intento. Argan è ossessionato dalle cure mediche, attaccato non tanto all'idea di una salute da riconquistare, quanto allo stato di malattia perpetua nel quale si costringe per poter perseverare nelle cure mediche. Onnipresente, accanto a lui, lo spettro del dottor "Fecis", che si materializza solo una volta in scena, ma che nell'immaginario di Argan è il movente di tutti i gesti da fare vicino al comodino pieno di alambicchi, pozioni e intrugli medici. La serva di Argan è il suo contraltare comico: contrasti quotidiani si taducono in insulti e lazzi, senza che questi abbiano il risultato di far desistere Argan dalla sua ipocondria. Il fratello Beraldo entra in scena nel secondo atto per convincere Argan dell'infondatezza della moderna medicina, buona solo a classificare ma non a guarire, e dell'ingiustizia della decisione di sottrarre la figlia al suo amore. Con l'aiuto della serva Antonia, lo convince a fingersi morto per studiare le reazioni della matrigna, che si disvela nelle sue mire economiche, e della figlia, che si palesa nel suo sincero affetto filiale. Il lieto fine è d'obbligo: i due innamorati si sposeranno, ma a patto che Cleante intraprenda gli studi medici.

La regia di Andrée Ruth Shammah rende il testo in modo sobrio e semplice, distaccandosi dai modelli stereotipici delle maschere comiche da cui pure prende le mosse, a favore di una figurazione dei personaggi e degli ambienti piuttosto attuale, complici le scene e i costumi di Gianmaurizio Fercioni. L'unica nota critica a questa regia riguarda il fatto che l'intrigo testuale, se si eccettuano alcune scene più sostenute da alcuni attori, non è costantemente esaltato nella sua comicità, e finisce per risultare a tratti pesante. Tra gli attori, tutti bravi, oltre al simpatico Gioele Dix,  spiccano Pietro Micci, interprete di Beraldo, portavoce, nella querelle sulla medicina, del punto di vista di Molière, il giovane Francesco Brandi, dalle grandi doti comiche, e Anna Della Rosa, interprete estrosa della difficile parte della serva Antonia. Presenti in sala, alla prima, tanti giovani liceali, che lo spettacolo ha saputo coinvolgere e divertire.

Visto il 03-01-2015
al LAC - Lugano Arte e Cultura di Lugano - SVIZZERA (CH)