Numeroso il pubblico che al Sistina, teatro romano per eccellenza – immerso nell’atmosfera della Roma papalina d’inizio Ottocento - ha accolto la “prima” della versione teatrale de Il Marchese del Grillo, spettacolo tratto dall’omonimo film diretto da Mario Monicelli e interpretato da Alberto Sordi.
A quasi 35 anni di distanza, Massimo Romeo Piparo dirige questa commedia con musiche interpretata da Enrico Montesano nel ruolo principale; una produzione che – nelle intenzioni dello stesso team creativo – si avvicina molto alla pellicola cinematografica ed è anche la prima da quando Piparo ha assunto la direzione dello storico teatro romano, ad entrare nel solco della tradizione del Sistina e di spettacoli quali ad esempio Rugantino.
I richiami alla “maschera” romana sono parecchi: dalle scene ambientate in osteria alla ghigliottina finale. Diversamente dalla pellicola cinematografica, però, Montesano ha voluto per il suo personaggio una precisa e maggiore assunzione di consapevolezza, rendendolo pronto a morire sul patibolo. “Me piace da scherzà”, canta Montesano, ma “non sono un pupazzo, non posso far condannare un innocente al posto mio”, dirà più avanti.
Le scene di Teresa Caruso richiamano, senza strafare, un’appropriata maestosità e sono orientate al dinamismo e al movimento. La stessa cosa non sembra valere per le coreografie di Roberto Croce: invece di “raccontare” quanto sottolineato dalle musiche, quasi si limitano ad “accompagnare” (con movimenti semplici e ripetitivi) i cambi scena.
Le musiche originali, scritte e arrangiate dal M° Emanuele Friello, sono insieme alla scenografia, l’elemento che meglio esprime il ritorno alla tradizione della commedia musicale “all’italiana”, con evidenti e piacevoli riferimenti a una “romanità” tutta musicale. Enrico Montesano è mattatore sulla scena e interpreta con naturale, ma contenuta, spavalderia il ruolo del Marchese Onofrio del Grillo e del sosia Gasperino. Momento di sentita commozione per la platea, quando, venuto a conoscenza di essere “destinato” al patibolo”, il Marchese/Montesano si spende per un’ode interamente dedicata alla città di Roma, con le sue bellezze e le sue vergogne.
Lo spettacolo, in alcuni momenti, sembrerebbe procedere nella direzione di un one man show, se accanto al protagonista non ci fosse Giorgio Gobbi, il Ricciotto del film del 1981, l’effettivo trait d’union tra la versione cinematografica e l’attuale versione teatrale… una “responsabilità” che, di tanto in tanto, si percepisce dalla platea.
Accanto a loro, un cast di livello, che include, tra gli altri Monica Guazzini (la Marchesa madre), Giulio Farnese (lo zio Prete), Benedetta Valanzano (Olimpia), Michele Enrico Montesano (Capitano Blanchard/Guardia Svizzera) e Tonino Tosto nel ruolo di Papa Pio VII, al centro di una delle scene di maggior effetto di tutto lo spettacolo: l’ingresso del Pontefice dalla platea del teatro, trasportato sulla sedia gestatoria.
Dulcis in fundo, Dora Romano, impegnata nel doppio ruolo di Madre di Faustina (Gloria Rossi) e Moglie di Gasperino, in questo spettacolo ha la possibilità di confermare ulteriormente la padronanza di molteplici registri interpretativi: tenera e toccante, nel brano musicale da lei interpretato nel ruolo materno, mentre come moglie del carbonaio, si diverte a restituire al pubblico una genuina, ma esasperata, quasi irriconoscibile, caratterizzazione.
La regia di Massimo Romeo Piparo risulta scorrevole e “asciutta” quanto basta.