Il marito di mio figlio è una brillante commedia degli equivoci (a tinte comiche) di Daniele Falleri, che finalmente debutta, diretta dall’autore stesso, nel salotto romano della famiglia De Filippo, ovvero il Teatro Parioli-Peppino Filippo, da un paio di stagioni gestito da Luigi De Filippo, impegnato come produttore di questo spettacolo, insieme alla moglie Laura.
Un allestimento al quale ci si accosta con parecchia curiosità, poiché questo testo (tratto da un libro a firma dello stesso Falleri) finora è stato rappresentato in molte regioni italiane da compagnie locali o associazioni culturali dedite al teatro; si tratta, in effetti, della prima volta in cui a essere impegnata nell’allestimento è un cast di attori professionisti, con nomi di “richiamo”, quali, ad esempio, Andrea Roncato e Monica Scattini.
Giorgino e Michele (alias George & Michael) si stanno per sposare. Colti all’ultimo da uno scrupolo di coscienza, al ritmo di I Am What I Am, si rendono conto di non avere niente da nascondere e decidono di affrontare i rispettivi genitori convocandoli in casa loro per comunicargli la notizia. Ma la rivelazione della propria omosessualità crea uno scompiglio che va oltre l’immaginazione dei due futuri sposi. Le nozze saltano, le coppie scoppiano e i personaggi, ciascuno con una storia alle spalle da raccontare, rivelano ognuno i propri scheletri nell’armadio, genitori compresi.
Il ritmo della commedia scorre in modo fluente in particolare nel primo atto; nella ripresa si percepisce qualche leggero, rallentamento, nonostante la mirabolante serie di colpi di scena e di situazioni comico/paradossali, abilmente orchestrate su più livelli (scrittura, regia e, in alcuni casi, interpretazione) che ricalcano, a tratti, i dettami della commedia all’italiana.
L’intento registico vuole essere quello presentare gran parte degli stereotipi che spesso contraddistinguono la realtà omosessuale, prendendone, allo stesso tempo, le distanze, ed evitando di “adagiarsi” su eventuali “eccessi”, così da consentire al pubblico di cogliere la giusta dose di autoironia e sagacia, all’interno di un testo effettivamente ben scritto.
Il cast è composto da un nutrito gruppo di professionisti, che provengono da diversi settori dello spettacolo. I due “promessi sposi”, George (Domenico Balsamo) e Michael (Ludovico Frémont), pur con le dovute differenze richieste dalla specificità dei propri rispettivi ruoli, risultano per nulla “sopra le righe”: quasi non sembra che stiano interpretando due fidanzati, ma sulla scena riescono comunque a rendere l’idea di quell’amore che provano due persone che si incontrano e sono destinate e si accorgono di essere destinate a stare insieme.
Nonostante la sua 'inaspettata metamorfosi' da 'marito da salotto' in padre di famiglia alle prese con un 'improvviso' e nuovo approccio alla 'gaytudine' non convinca fino in fondo, Pietro De Silva (nella parte di Agostino Magris), riesce comunque a crearsi un 'suo' eccentrico personaggio e il pubblico dimostra di apprezzare. E premia anche l’efficace autoironia di Roberta Giarrusso, nel ruolo di Lory, psicologa e aspirante attrice - nonché ultima 'fiamma' (eterosessuale) di Michael - con un gran bisogno di acquistare fiducia in se stessa e negli uomini che la circondano.
Andrea Roncato, Monica Scattini e Pia Engleberth rendono i propri personaggi il fulcro comico (e trascinatore dello spettacolo. L’attore bolognese, nella parte di un rozzo e omofobico Ignazio Cavicchi, oltretutto incline alla dipendenza dal sesso, forse si 'risparmia' ancora troppo e la sua recitazione potrebbe essere anche 'altro', in modo da far emergere ancora di più il personaggio. La comicità posata, ma dall’effetto tagliente di Pia Engleberth (Meri 'Monca' Cavicchi) non delude le aspettative sul personaggio, una donna risoluta, moglie e madre castrante con un look da suora laica. Chi non si risparmia in alcun modo a livello interpretativo – e viene premiata dal calore del pubblico è Monica Scattini, la passionale (e fin troppo emancipata) Amalia Magris.
La scena è semplice, ma con qualche elemento poco funzionale (a turno quasi tutti gli attori hanno avuto qualche problema con gli scalini che introducono nell’appartamento di George e Michael, n.d.r.).
A eccezione di I Am What I Am, lascia un po’ perplessa la scelta delle musiche, la cui funzione appare più che altro quella di “tappeti sonori” che accompagnano i monologhi attraverso i quali i personaggi della commedia si “svelano” al pubblico. A 'fare la differenza” in questo allestimento resta comunque il testo di Daniele Falleri. Lo spettacolo è in scena al Teatro Parioli Peppino De Filippo fino al 13 gennaio.
Prosa
IL MARITO DI MIO FIGLIO (2013)
Quando è il testo a 'fare la differenza'
Visto il
03-01-2013
al
Il Parioli Costanzo
di Roma
(RM)