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IL MARTEDì AL MONOPRIX

Uno straordinario Curcurù tra amore e solitudine

Uno straordinario Curcurù tra amore e solitudine

Un monologo a due voci e un testo tanto difficile quanto appassionante danno vita a “Il martedì al Monoprix”, spettacolo di Emmanuel Darley, diretto da Raffaella Morelli. Soltanto un talento come Enzo Curcurù, giovane attore dal curriculum invidiabile, poteva misurarsi con il protagonista di questa storia d’amore e di solitudine. Basta vederlo in scena, in tutta la sua generosità e corpulenza leggera, mentre veste i panni di Marie-Pierre, ex Jean-Pierre, transessuale alle prese con un padre anziano e autoritario, che non riesce ad accettare la trasformazione del figlio. Curcurù lascia il pubblico senza fiato per un’ora, regalando una performance attoriale di straordinario livello. Con estrema naturalezza e impressionante intensità, Enzo coinvolge e trascina lo spettatore nella vita e nelle incomprensioni dei due, fino al tragico epilogo finale. Per interpretare il ruolo del padre gli basta abbassare lo sguardo, chinarsi su se stesso e tirar fuori la voce roca, conferendole una cadenza siciliana.

Con un abito a fiori, tacchi alti e trucco pesante, senza mai sfociare nell’esagerazione o nella  volgarità, Marie-Pierre guadagna il palco arrivando dalla platea. Inizia il suo racconto, fatto di ricordi legati all’infanzia e al suo rapporto col padre. In una stanza semibuia e malinconica (ricreata dalla scenografia di Romualdo Moretti e da un efficace gioco di luci, ad opera di Katia Antonelli), si scorge l’essenzialità di questa triste storia: una poltrona sulla quale siede sempre il genitore, un tavolino con una sedia ove consumare silenziosamente i pasti, e una fila d'abiti messi ad asciugare, simbolo di un passato che riaffiora di continuo.

Ciò che unisce padre e figlia è la paura della solitudine. Ogni martedì Marie “ruba una giornata al resto della sua vita” per accompagnarlo a fare la spesa al supermercato e per svolgere le mansioni domestiche. Ma tra i due c’è sempre tensione, vuoi per la vergogna del genitore nel farsi vedere con lei, vuoi per l’orgoglio e la mancanza di comunicazione di entrambi. Il senso di delusione e di umiliazione è molto forte. La donna sembra sempre sul punto di riuscire ad aprirsi all’anziano padre, di liberarsi come un fiume in piena, stanca di sopravvivere ad una situazione pesante e dolorosa. Un blocco interiore le impedisce di andare oltre. Forse l’amore e il rispetto che prova per lui. E così tutti i martedì la storia si ripete, con le solite azioni e le tante delusioni. Fino a quando non accade qualcosa di tragico e di inaspettato.

Con un gioco di equilibrio tra voci e gestualità, Enzo Curcurù crea due personaggi  profondamente e umanamente realistici. Impressionano le sfumature del volto e del corpo dell’attore, così come la capacità di scavare contemporaneamente nell’intimità e nella fragilità di due figure complesse e molto diverse tra loro.

 

Visto il 22-11-2013