Lirica
IL MATRIMONIO INASPETTATO

Dallo scorso anno il maestro …

Dallo scorso anno il maestro …
Dallo scorso anno il maestro Riccardo Muti sta riportando alla luce capolavori mai rappresentati in epoca moderna di autori della scuola napoletana del settecento. L'opera di Paisiello s’inscrive nel progetto mirato al recupero della scuola musicale napoletana e alla sua profonda influenza sul panorama europeo che coinvolge il Festival di Pentecoste di Salisburgo, il Ravenna Festival e, dal prossimo anno, l'Opera di Parigi in un percorso quinquennale mirato alla riscoperta di tesori che vedranno nuova la luce in prestigiosi palcoscenici europei. Non è un caso, infatti, se uno dei 'mille' gioielli nascosti nella Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella, come questo poco conosciuto capolavoro di Paisiello (che fu anche il primo direttore del Conservatorio nato dalla fusione dei quattro preesistenti), sembra riassumere in sé quella prospettiva europea di cui l'opera napoletana, un vero e proprio genere d'esportazione italiano del secolo XVIII, è da sempre stata uno dei simboli. Paisiello compose quest’opera buffa nel 1779 per la corte imperiale di Caterina di Russia a San Pietroburgo, presso cui il musicista tarantino prestava servizio dal 1775. E’ un’opera leggera "ma piena di freschezza e umorismo", come rileva Riccardo Muti, che racchiude in sé raffinatezze orchestrali e anche tratti malinconici pur basandosi su una trama semplice ma giocosa: Tulipano, ex contadino arricchito, dopo essersi comprato il titolo di marchese, vuole maritare a tutti costi il riluttante figlio Giorgino con la contessa di Sarzana. Il matrimonio non si farà: Giorgino si sposerà con l´amata Vespina, e Tulipano con la contessa. Un argomento semplice e tipico dell’opera buffa napoletana, su cui Paisiello ha eretto una macchina teatrale perfetta, nella quale non è difficile riconoscere elementi drammaturgici che saranno alla base dei capolavori italiani di Mozart. Composta con grazia, è piena di comicità e permeata di spensierata allegria ma insieme in essa compare una critica alla nobiltà di censo e non di stirpe e le tensioni fra ricchi e poveri. La regia è stata affidata al giovane artista teatrale napoletano Andrea De Rosa, che per intelligenza e raffinatezza culturale in pochi anni è riuscito a imporsi sulla scena italiana catalizzando attenzioni e riconoscimenti (ha già collaborato con Muti nel 2006 per l´allestimento del Don Pasquale); una regia raffinata e squisita, che ha saputo realizzare in pieno la tipica opera buffa di fine settecento, con arguzia e trovate divertenti senza scadere nella banalità umoristica e nella volgarità, in questi tempi fin troppo diffuse. Le belle scene di Sergio Tramonti raffiguranti due case mobili di mattoni completano l’opera con raffinata rappresentazione che ricorda proprio certi presepi napoletani. Il tutto per un gioco scenico e registico comunque adeguato e molto ben congegnato, mai invadente e sempre funzionale al racconto e alla musica evidenziando come la scelta filologica sia sempre la migliore e sempre la più innovativa; molto belli i costumi settecenteschi di Alessandro Lai. Il cast, molto giovane e molto esiguo (solo quattro cantanti), ha dimostrato di essere egregiamente all’altezza dell’esecuzione: troneggia il marchese Tulipano affidato al baritono Nicola Alaimo, bella voce, pienamente nel ruolo anche per grande presenza scenica e con interessanti capacità attoriali; molto bravo il Giorgino del baritono Mario Cassi la cui potenza di voce, la preziosa qualità vocale e la briosità recitativa hanno consentito a questo artista di affrontare autorevolmente il ruolo. Garbata la Vespina del mezzosoprano Alessia Nadin, piuttosto agile nell'emissione, molto intonata e dalla buona presenza scenica; il contralto svizzero Marie-Claude Chappuis ha interpretato la contessa di Sarzana dimostrando grazia e solennità. Bravo il coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto dal maestro Corrado Casati. Nella buca c’era l’Orchestra giovanile L. Cherubini, al giro di boa: da luglio, scaduti gli anni di formazione con Muti, la compagine cambia volto con l’ingresso dei nuovi ragazzi per i quali già si sta mettendo a punto un programma di concerti, molto bravi, si sono dimostrati degni di un grande maestro che non ha bisogno di nessun commento e che non farebbe altro che sminuirne la grandezza e l’eccelsa maestria. Teatro gremito, pubblico entusiasta e gratificato da un’opera bella, briosa e diretta magnificamente. Teatro Dante Alighieri di Ravenna - 19 dicembre 2008
Visto il
al Alighieri di Ravenna (RA)