Prosa
IL MEDICO DEI PAZZI

Carlo Giuffrè, intenso e divertente come sempre

Il medico dei pazzi
Il medico dei pazzi

Don Felice Sciosciammocca, sindaco di Roccasecca, si reca a Napoli dal nipote Ciccillo, uno scioperato che ha dato ad intendere di essere medico psichiatra spillando soldi allo zio, prima per l’università poi per aprire una clinica per pazzi, invece per pagare i debiti di gioco e per godersi la vita. La realtà è quindi totalmente diversa. 

Così per impedire allo zio di rendersene conto, Ciccillo gli fa credere che la pensione Stella, dove egli vive, è una clinica psichiatrica che ha fondato (con i soldi dello zio) e dirige. Don Felice, rimasto per caso solo nella pensione, è spaventato all’idea di trovarsi in mezzo ai pazzi e, per tenerli buoni, asseconda tutte le loro bizzarrie, generando equivoci a iosa, fino alla chiarificazione finale ed all’immancabile lieto fine. Uno zio ingenuo ed un nipote furbo, spendaccione e bugiardo danno vita ad una finzione nella finzione, dove un uomo che tutti considerano sano rischia di passare per pazzo. Nel mettere in scena Il medico dei pazzi, il testo di Scarpetta, Carlo Giuffrè ha anche visivamente presentato come una maschera (biacca sul viso, guance rosse, grosse sopracciglia nere) don Felice Sciosciammocca, personaggio creato da Scarpetta per umanizzare Pulcinella e tutta una tradizione di figure partenopee. 

La bella, luminosa e funzionale scena di Aldo Buti presenta nel primo atto un caffè aperto sulla Galleria, nel secondo l’interno della pensione (con varie porte che si aprono dalle camere, un ingresso dall’esterno e un passaggio verso la cucina), nel terzo l’appartamento di don Felice in hotel. I perfetti costumi, rispettosi degli anni tra le due guerre, sono di Giusy Giustino, le musiche originali e gli arrangiamenti di Francesco Giuffrè. 

Straordinaria la carrellata di personaggi messa in scena, tutti interpretati in modo eccellente. Concetta (Antonella Lori), la moglie di don Felice, è ricchissima ma vive a Roccasecca, un piccolissimo paese di provincia, e per andare a Napoli si è fatta fare un vestito ed un cappello improponibili. Amalia (Monica Assante di Tatisso), proprietaria della pensione Stella, fatica ad accettare il presente dopo essere stata una giovane soubrette e riversa sulla figlia Rosina (Eva Immediato), timida ed accondiscendente, le sue frustrazioni. Enrico (Piero Pepe), celebre violinista, non riesce a riprendersi dopo la morte del pianista con cui formava un affiatato duo e vive svagato e sognatore. Il Maggiore (Aldo De Martino) si sente preso il giro dal Ministero e deve andare a Roma a reclamare i suoi diritti. 

Raffaele (Rino Di Maio) ha buttato alle ortiche il suo “posto fisso” inseguendo il sogno di diventare attore e si prepara a debuttare nell’Otello shakespeariano al teatro San Ferdinando. Luigi (Vincenzo Borrino) lavora tanto per sbarcare il lunario al giornale in cui lo pagano da fame per un numero enorme di articoli che deve scrivere e di conseguenza è sempre a caccia di notizie e di idee. Don Carlo (Fabrizio La Marca), il direttore della pensione, è energico e attivo nello svolgere le sue mansioni. Peppino (Valerio Santoro), il cameriere del caffè, è stralunato e svampito, cammina trascinandosi sulle scarpe ed ondeggiando al ritmo di una musica che sente solo lui. Don Nicolino (Vincenzo La Marca) è il perfetto gangster dell’epoca, prepotente e pericoloso (spaccherà la testa a Ciccillo da una parte all’altra). Ciccillo (Pierluigi Iorio) è piacente, simpatico e scansafatiche. Michelino (Gennaro Di Biase), suo amico, gli regge il gioco, più per solidarietà che per vera convinzione. 

Su tutti primeggia don Felice Sciosciammocca (Carlo Giuffrè, intenso e divertente come sempre), ingenuo e credulone, inguaribile ottimista, convinto che l’umanità sia una bella realtà. Vuole talmente bene al nipote che non vede neppure l’evidente. 

Al carattere tipico della napoletanità, solare, accomodante, positivo, accomuna doti di straordinaria umanità e rivela sentimenti profondi, lasciando una vena malinconica e ragionando intorno a chi, nel mondo di oggi, può dire pazzo a qualcuno, rischiando di sembrare pazzo lui stesso agli occhi degli altri. 

Visto il 16-02-2007
al Feronia di San Severino Marche (MC)