Prosa
IL MERCANTE DI VENEZIA

Il mercante fra i diversi

Il mercante fra i diversi

La vicenda del Mercante di Venezia è nota: Antonio si indebita con l'usuraio ebreo Shylock per aiutare  l'amico Bassanio ma perde i suoi soldi ed è costretto a pagare la penale prevista dal contratto, una libbra di carne da tagliarsi il più possibile vicino al cuore; nel processo però Antonio viene salvato da Porzia, promessa sposa di Bassanio. Ma il regista Valerio Binasco ne dà una lettura per certi aspetti nuova e inattesa anche grazie alla straordinaria traduzione di cui è autore, uno dei punti di forza dello spettacolo. Binasco non cambia nulla nel plot e nelle tematiche: il denaro, la brama di possesso, l'avarizia. Però spinge sul comico e con questo riesce a dare maggiore spessore a quello che comico non è e che per il regista si sostanzia nel conflitto fra diversi, in senso culturale e non solo. A cominciare da accento e abbigliamento, che rendono Shylock distante da tutti, figlia compresa. Infatti centrali sono i momenti in cui Porzia rifiuta sdegnata il pretendente di colore e soprattutto in cui, a fine processo, Shylock viene costretto a baciare il crocifisso.

I costumi di Sandra Cardini trasferiscono senza forzature l'azione ai tempi d'oggi e guardano al mondo dello spettacolo coi frac e i cappelli a cilindro ma anche alle icone pop come nel look di Porzia e Nerissa. La scena di Carlo de Marino è sostanzialmente vuota: due pareti azzurrate (il celeste veneziano) ai lati e una bassa parete d'oro spento e cangiante sul fondale (la potenza economica degli ebrei); tutto si gioca con pochi arredi: quattro sedie, una poltrona e un tavolo che, diversamente posizionati, differenziano i vari ambienti. Sul pavimento qualche tappeto; in primo piano sempre i tre scrigni di Porzia. Giuste le luci di Pasquale Mari, suggestive le musiche originali di Arturo Annecchino.
Ci ha particolarmente convinto la traduzione del testo che lo rinnova senza tuttavia troppo attualizzarlo, innervandolo di nuova forza comunicativa. Ciò stempera i limiti tra i personaggi, non più differenziati in buoni e cattivi ma tutti in una zona di mezzo, nessuno completamente buono e nessuno completamente cattivo: Antonio è generoso nei confronti dell'amico e condanna l'immoralità dell'usura ma poi diventa quasi violento nell'odio contro l'ebreo e il suo eccesso giustifica la reazione di Shylock. Così anche gli amici, che prima se la godono in una specie di happy-hour con cameriere avanti e indietro e poi inveiscono brutalmente. La stessa Porzia, bambola che vuol solo giocare all'inizio, nel prosieguo degli atti rivela ben profondo spessore e nel finale risolve il contratto. Poeticissimo l'ultimo quadro, preso direttamente dalla commedia dell'arte, con gli amori della classicità raccontati con l'aiuto di due foglie.

Silvio Orlando è uno straordinario Shylock con accento yiddish che dimentica le corde comiche a vantaggio di un personaggio avido ma umiliato dall'altrui disprezzo. La Popular Shakespeare Kompany è perfetta e non possiamo non citare Andrea Di Casa (Bassanio spendaccione e diviso tra l'amicizia per Antonio e l'amore per Porzia), Simone Luglio (efficace e sanguigno Graziano), Elena Gigliotti (Porzia mutevole e decisa) e Milvia Marigliano (indimenticabile Nerissa sui tacchi a spillo dalla camminata sulle punte e dalle movenze fumettistiche). Bravi anche i comprimari: Fabrizio Contri, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta e Ivan Zerbinatti.

Teatro gremito con molti studenti delle superiori, vivo successo.

Visto il
al Della Pergola di Firenze (FI)