Una scena scura, uno spazio quasi vuoto, una cornice di riflessione. Nella messa in scena di Massimiliano Civica il dramma shakespeariano appare in tutta la sua essenza. Privato di ogni fronzolo, spogliato di ogni accessorio inutile, il testo è il vero protagonista dello spettacolo.
Quella di Massimiliano Civica non è una delle tante versioni anticonvenzionali del teatro shakespeariano, non è solo una trasposizione del testo in chiave moderna piuttosto una visione assolutamente originale di un dramma in cui la parola e gli attori appaiono gli unici elementi in grado di restituire il senso profondo del testo.
In una scena scarnificata e ridotta all’essenziale, le sedie, le corone, le maschere, originali trovate sceniche che sviluppano con precisione quasi robotica i diversi personaggi secondari, appaiono una scelta registica decisamente consapevole quanto indispensabile all’economia dello spettacolo.
In un simile scenario ogni gesto, ogni azione, ogni minimo dettaglio appare indubbiamente amplificato nel suo significato più profondo.
Il personaggio di Porzia, chiave di volta dello spettacolo, abilmente costruito dalla giovane Elena Borgogni, è certamente quello attorno al quale si costruisce tutta la storia.
Siamo nella Venezia dei mercanti, dove ogni cosa, amori, amicizie, vita e morte si misurano in termini di denaro e ricchezza; dove tutto, anche la carne umana, diventa mostruosamente merce di scambio; dove l’opposizione tra cristiani ed ebrei denuncia inevitabilmente l’odiosa ipocrisia dei primi.
Shylock è del resto l’unico personaggio a usare il denaro per quello che è e non per riceverne in cambio amore come fanno gli altri personaggi del dramma; è l’unico che per denaro vuole in cambio denaro.
Gli unici personaggi che appaiono liberi, salvi da ogni logica mercantesca sono l’ebrea Jessica e il cristiano Lorenzo, contraltare ideale dell’amore mercificato, innamorati e felici avventori del pianeta dei sogni, in cui l’amore vero, autentico ha ancora qualche chance di sopravvivenza.
Il giovane regista romano costruisce uno spettacolo originale, intelligente, interessante con una struttura drammaturgica che si fonda sui passi essenziali del testo shakespeariano e dove anche la recitazione, asettica, controllata, rifiuto consapevole di qualsivoglia accademismo, finisce per provocare nello spettatore quasi un effetto di straniamento, di disorientamento che certo non disturba.
Uno spettacolo di grande spessore in cui non mancano momenti di misurata ironia come quando Porzia descrive a Nerissa i tanti difetti dei suoi pretendenti.
Una messinscena avvincente con un cast bravo e decisamente sopra le righe. Da non perdere assolutamente.
Teatro della Tosse, Genova 12 novembre 2008
Visto il
al
Civico
di La Spezia
(SP)