Prosa
IL MISANTROPO

Il piacere di andare a teatro.

Il piacere di andare a teatro.

La misantropia è malattia? La misantropia è un difetto? La misantropia è arroganza? E se fosse solo saggezza? La saggezza di un uomo come Alceste (Massimo Popolizio) che va consapevolmente contro la società dei suoi simili dedita troppo spesso al riso e al pettegolezzo.
Un senso di vuoto traspare dal testo di Molière che rappresenta la vita di pretendenti e dame intorno alla vedova Celimène. Lo stesso Alceste ne è innamorato ma in un modo diverso. Più profondo. Più intimo. E lo spettatore è con lui. No alla quotidianità del chiacchiericcio e dell’adulazione.
La regia di Castri è davvero sapiente nel rendere con il suo Misantropo il piacere di andare a teatro. Si ride ma non troppo. In alcuni momenti si riflette. Forse è questa anche l’intenzione dei tanti specchi posti alle pareti a costituire una scenografia a tratti ingombrante e che nel finale diminuiscono notevolmente di numero dando un senso di nudità e di freddo nell’anima? Del resto i protagonisti non sono mai seduti insieme. Ognuno ha il proprio posto. Altro segno di solitudine. Se la vita è questa, meglio rifugiarsi in provincia come invano Alceste suggerisce all’amata Celimène. Grande performance di Massimo Popolizio e di Federica Castellini. Ma tutto il cast è altamente da apprezzare. Per una piacevole serata teatrale.
 

Visto il 18-01-2011
al Ivo Chiesa di Genova (GE)