Comico
IL MISTERO BUFFO DI DARIO FO (PS: NELL'UMILE VERSIONE POP)

Il mistero buffo di Paolo Rossi

Il mistero buffo di Paolo Rossi

Teatro pieno e in visibilio per l'unica data abruzzese dello spettacolo di Paolo Rossi. Le 2 ore e mezza di spettacolo sono passate in un soffio, tanto che al termine dello spettacolo non ci credevo che avevo riso ininterrottamente per tanto tempo. Eppure è stato così. 
Paolo Rossi è un grande. Artisticamente parlando è un attore meraviglioso, indipendentemente dalle opinioni che sostiene e dalla satira che fa, eviscerando concetti, facendo ironia e smontando pezzetto a pezzetto i fatti con lo scopo tanto di far divertire (facendoci guardare noi stessi), quanto di far aprire gli occhi alla gente. Accompagnato alla chitarra elettrica da Emanuele Dall'Aquila, ha passato in rassegna il teatro moderno degli albori, cioè la commedia dell'arte, toccando la Bibbia, esempi celebri o meno di clandestini e condito il tutto con gli ultimi eventi (e scandali) politici, economici e culturali dell'Italia odierna. Lo scopo era quello di rispondere alla domanda: ma se tornasse adesso Gesù in Italia, come reagirebbe? Ma l'altro tema affrontato era quello diametralmente opposto: come reagiamo noi quando leggiamo la Bibbia? Si tratta di tanti temi forti (della vita pratica quotidiana, più che argomenti filosofici attinenti alla religione o alla politica), ma che il giullare-Rossi ha fatto passare con leggerezza... e forse ha lasciato a qualcuno il buonsenso di rifletterci sopra. D’altronde, come ha spesso dichiarato Paolo Rossi recentemente, la cultura serve per difendersi.
Mistero Buffo è una performance di solito attribuita a Dario Fo, amico di Paolo Rossi. Ma vedere questo spettacolo significa assistere a qualcosa di nuovo; ecco perchè tra parentesi nel titolo c'è scritto P.S. nell'umile versione pop. Certamente c'è il ben noto linguaggio grammelot, sopratutto nel primo tempo dello spettacolo, e c'è pure la nascita del giullare e il racconto della resurrezione di Lazzaro. Ma rivisitati da Paolo Rossi acquistano un sapore particolare. E non solo perchè l'attore triestino ha dichiaratamente sostituito il grammelot varesotto-inglese di Dario Fo con una sua variante piuttosto composita in triestino-pugliese-inglese, ma anche per il valore satirico sociale contemporaneo che Paolo Rossi, com'è nel suo stile, gli ha aggiunto, tra finti invalidi, scandali politici e riattualizzazioni di fatti biblici, passando per una “preghiera del comico”. Insomma, egli ha usato una tecnica antica per parlare di temi attuali!
Lui, Paolo Rossi, è un attore bravissimo, e si vede. E' un attore di una versatilità incredibile. All'inizio dello spettacolo aveva avvertito che ci sarebbero stati dei cambi di tono, dal comico al serio, ed io avevo avallato la cosa come normale routine del lavoro di attore. Invece, sono stata enormemente sorpresa nel trovarmi di fronte uno dei migliori attori degli ultimi decenni. Non si possono descrivere a parole tutte le variazioni tonali, enfatiche, timbriche e dialogiche che è riuscito a produrre con naturalezza, utilizzando la sua sola voce. Oppure la maniera in cui, con tutta semplicità, è passato in un baleno dal comico, al serio, al poetico o al satirico, dal dialetto all'italiano, da una dizione più quotidiana, ad una a dir poco perfetta e "teatrale". Si può dire che lui sia un uomo molto intelligente ed abituato ad osservare: un bravo attore serio, un comico pungente e un cabarettista accattivante, tutto insieme.
Senza parlare poi dell'impostazione fisica. All'inizio dello spettacolo, con intento satirico, ha analizzato mimicamente una caduta, con tutti i minimi gesti che servono per realizzarla fino all’arrivo al pavimento. Davvero esilarante! In altri momenti dello spettacolo, senza fare salti mortali o passi di danza particolarmente impegnativi, si evinceva il suo background attoriale, derivato da anni di mimica o arlecchinate.
Davvero un delirio comico, lo spettacolo era esagerato anche nella stessa struttura del palco. Infatti, sul palcoscenico c'era un altro palco: quello che usavano anticamente i comici della commedia dell'arte. Alla sua destra, un manichino del clandestino Goran (crocifisso alla fine dello spettacolo). Ancora più a destra, sul palco vero, era posizionato un tavolino con un paio di sedie, location di un racconto del tradimento di Giuda a Gesù, in chiave contemporanea.
In conclusione, si è trattato di uno spettacolo veramente bello.

Visto il 15-02-2011
al Dei Marsi di Avezzano (AQ)