Verona, teatro Filarmonico, “Il mondo alla rovescia” di Antonio Salieri
IL MONDO AL CONTRARIO DI SALIERI
Il teatro Filarmonico di Verona ha inaugurato la nuova stagione lirica con un’opera insolita, in prima esecuzione in tempi moderni: Il Mondo alla rovescia di Antonio Salieri, nativo della vicina Legnago, dove l'allestimento ha debuttato trionfalmente. Dimenticata per duecentoquattordici anni negli archivi viennesi, arriva al Filarmonico grazie all’edizione critica della Fondazione Salieri di Legnago, curata da Bernardo Ticci e Federico Maria Sardelli. Salieri, infatti, è nato nella cittadina del veronese nel 1750 e morto a Vienna nel 1825 ed è stato una celebrità conosciuta e riconosciuta. Trasferitosi a quindici anni a Venezia per studiare musica, ben presto approdò a Vienna sotto la protezione del maestro di cappella alla corte imperiale; a vent’anni esordì con la sua prima opera, Le donne letterate, che incontrò subito i favori del pubblico tanto che col suo dramma Europa riconosciuta nel 1778 venne inaugurato il Nuovo Teatro alla Scala. Scrisse trentanove opere, oltre a sinfonie, serenate, musica da camera, concerti per pianoforte, per organo e per altri strumenti solisti; compose anche molta musica sacra fra cui sei Messe e un Requiem. Tra i suoi allievi si contano i più famosi musicisti del tempo, da Beethoven a Schubert, da Meyerbeer a Liszt. Nel 1821 iniziò a soffrire di una grave malattia mentale che lo condusse alla morte. Tuttavia appare infondata la diceria che, per invidia, avesse avvelenato Mozart, da cui parte il celebre film “Amadeus” di Milos Forman ed il testo teatrale omonimo, più volte rappresentato soprattutto negli Stati Uniti.
Il mondo alla rovescia andò in scena nel 1795 a Vienna su libretto di Caterino Mazzolà, tratto da un testo di Carlo Goldoni. L’opera è ambientata su un’isola agli antipodi del mondo, dove le regole culturali e sociali, universalmente riconosciute, sono rovesciate: gli uomini si occupano della moda e le donne di fare la guerra. Un giorno naufragano sull’isola un conte e una marchesa. Lo sconcerto è grande quando il conte capisce che nell’isola è lui la preda più ambita. I corteggiamenti originano una serie d’equivoci che formano la trama di questa brillante commedia, assecondata da una musica e da un’orchestrazione ricca di suggestioni. Salieri si rivela il grande compositore che incantò Vienna e le corti europee, prima e durante l’epopea mozartiana, una musica solenne e allo stesso momento dolcissima. La trama apparve ai contemporanei ardita, tanto da essere accolta con molta diffidenza e ben presto accantonata. La struttura della nuova opera buffa, quella che aveva preso piede dal 1780 in poi, è largamente rispettata specialmente nei finali d'atto, ampi e articolati secondo la lezione iniziata da Da Ponte ed esaltata da Mozart. Piuttosto, Salieri non sfrutta a fondo i numeri d'insieme (duetti, terzetti, quartetti), preferendo a essi - secondo tradizione dell'opera seria italiana - la successione delle arie solistiche (quella sentimental-militare nel primo atto della Colonnella, con tromba obbligata e coloratura vocale spinta, è un piccolo capolavoro). Va dato atto alla Fondazione Arena di Verona e alla Fondazione Salieri di Legago del recupero e, soprattutto, dell’ottimo e impegnativo lavoro di rilettura.
La regia di Marco Gandini ha saputo rendere con sobrietà e raffinatezza il plot, senza spingere sul pedale del comico e caratterizzando bene i vari personaggi; le scene di Carlo Centolavigna erano caratterizzate da pareti a specchio semoventi, motivo peraltro poco originale ma utile a contenere i costi; molto belli e azzeccati i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Marco Filibeck.
Il cast si è rivelato all’altezza della situazione ed equilibrato. Si sono evidenziate per i ruoli belcantistici e la buona prova canora Patrizia Cigna (la Colonnella) e Maria Laura Martorana (la Marchesa). Bravo e divertente il buffo Marco Filippo Romano nel ruolo en travesti della Generala; meno incisivo il Conte di Maurizio Lo Piccolo. Vocalmente interessante è stata la prova di Emanuele D’Aguanno (Amaranto) e di Rosa Bove (Ajutanta), come anche Krystian Adam (il modista gay Girasole) e Gianpiero Ruggeri nel duplice ruolo del Comandante e del Gran Colombo.
La direzione del maestro Federico Maria Sardelli ha dato brillante risalto alle caratteristiche peculiari di questa curiosa partitura, offrendone una lettura spigliata, molto contrastata e rigogliosa, dai tempi vivaci, seguito quasi sempre con adeguato smalto dall'orchestra areniana.
Un’opera gustosa da ascoltare e da vedere, che fa riscoprire Salieri, poco conosciuto dal pubblico lirico italiano. Purtroppo, nonostante la qualità della partitura e di questa edizione e la grande pubblicità per la ripresa di un’opera dimenticata da secoli, il teatro aveva molti posti vuoti; il pubblico presente è sembra non aver apprezzato davvero la partitura e l'allestimento: nemo propheta in patria.
Visto a Verona, teatro Filarmonico, il 24 novembre 2009
Mirko Bertolini con la collaborazione di Francesco Rapaccioni
Visto il
al
Filarmonico
di Verona
(VR)