Ultima opera del 37° Festival della Valle d'Itria è Il novello Giasone
di Francesco Cavalli adattato da Alessandro Stradella nel 1670 e qui
riproposto in prima mondiale in tempi moderni. Il Giasone di Francesco Cavalli (1602 - 1676), fu un capolavoro, forse l'opera in musica più famosa e acclamata ai suoi tempi; messa in scena
a Venezia nel carnevale 1649, rimase per quarant'anni sui palcoscenici
italiani in innumerevoli altri allestimenti e sotto altri titoli. A
Roma arrivò nel 1671, quando il giovane Alessandro Stradella (1629 -
1682) lo ripropose al Teatro Tordinona con adattamenti suoi e aggiunte
al libretto di Filippo Apolloni.
Il Teatro Tordinona era il primo teatro d'opera aperto a Roma a
spettatori paganti, sul modello di quelli veneziani; l'iniziativa
traeva origine dal principe Colonna e dalla moglie, Maria Mancini,
frequentatori del carnevale lagunare. A Roma Il novello Giasone ebbe
un'accoglienza trionfale. Considerata la natura strettamente
contingente e occasionale dell'adattamento romano, ci è facile capire
perché Il novello Giasone non sia stato più ripreso.
Concepita e realizzata nel momento di massima affermazione
dell'estetica barocca, rappresentata per la prima volta in teatri
pubblici aperti a spettatori paganti, il Giasone risulta abilmente
confezionata unendo l'antica tradizione della commedia dell'arte
italiana con il recente modello ispanico tratto da Lope de Vega.
Ovviamente l'alto gradimento popolare era dovuto dagli effetti
speciali straordinari, dai colpi di scena e dagli intrighi amorosi
molto piccanti.
Con un modernissimo colpo di teatro (non indicato dal libretto a
stampa che gli spettatori avevano in mano!), Stradella fa iniziare
l'opera col Prologo di Cavalli a tutti noto, ma, dopo poche battute
del Sole, l'impianto scenografico crolla su se stesso, fra la
costernazione di Musica, Poesia e Pittura che se la prendono con
l'imperizia dell'architetto-scenografo dello spettacolo. Si decide di
andare comunque avanti a celebrare le gesta dell'eroe Giasone, che per
l'occasione perde la voce di castrato assumendo un modernissimo timbro
baritonale. Anche Medea si caratterizza meglio, diventando un soprano.
Le parti vocali sono dunque spesso riscritte rispetto all'originale,
semplicemente adattate o composte ex novo, come quella del
protagonista.
Il libretto è notevolmente sforbiciato, ma si arricchisce di balli
pantomimici e di un intermezzo buffo di nuova composizione. Sparisce
il coro. L'orchestra è sempre limitata a tre o quattro parti, senza
particolari specificazioni strumentali, da decidere a piacimento del
concertatore. La partitura integrale dell'opera, è stata riscoperta
solo pochi anni fa alla Biblioteca degli Intronati di Siena e studiata
nel 2009.
Il dramma del Giasone tratta la famigerata conquista del Vello d'oro
da parte degli Argonauti. Ma la vicenda eroica è più che altro un
pretesto per inscenare le avventure amorose dei quattro personaggi
principali: l'eroe Giasone, la principessa Medea, Isifile che regna su
un'isola di sole donne ed Egeo re di Atene. Se nella versione
originaria compaiono ed intervengono varie divinità olimpiche, in
quella Romana di Stradella scompaiono le scene con le divinità e si
riempie di scene e personaggi comici: Besso capitano della guardia di
Giasone, Delfa la vecchia e lussuriosa nutrice di Medea, Oreste,
Alinda e Demo il servo gobbo e balbuziente. Ovviamente il necessario
lieto fine come in ogni opera dell'epoca.
La ripresa martinese è stata affidata alla bella regia di Juliette
Deschamps coadiuvata dalle scene di Benito Leonori. Sul palcoscenico
uno scheletro di una nave, con la chiglia alla deriva, in pendenza,
quasi un vascello fantasma nella quale si svolgono gli intrecci: è la
nave degli Argonauti, che prenderà vita in base ai momenti della
trama. Nel primo atto una vela copre tutta la barca, simbolo della
sicurezza con cui Giasone vive tra le braccia di Medea; la stessa vela
muovendosi e volando crea gli stati d'animo della stessa vicenda, così
meglio esplicitata nel secondo atto, forse la parte più movimentata e
più intensa emotivamente dell'opera; nell'ultimo atto la vela viene
tolta completamente e rimane a nudo lo scheletro della nave, è il
dramma interiore e la sconfitta dei personaggi che solo alla fine
riusciranno a trovare un equilibrio e la riconciliazione. Una regia
raffinata, semplice ed elegante, che ha saputo conquistare il
pubblico, in un'opera di non facile attuazione, che avrebbe richiesto
apparati scenografici ed effetti imponenti. La Deschamps ha saputo
riproporre in poco un'idea barocca molto lineare ma che non ha tolto
nulla all'opera. Molto belli e di effetto i costumi di Vanessa
Sannino, un misto di revival barocco e di gusto etnico,
fantasiosi nel loro aspetto fiabesco e mitologico, in perfetta
sincronia con la regia e con l'opera. Le luci: belle negli effetti e
tagli ma forse poco esaltanti verso i cantanti.
La direzione musicale è stata affidata al maestro Antonio Greco,
esperto di musica antica; ha guidato ottimamente la OIDI - Festival
Baroque Ensemble, che ha magistralmente suonato strumenti originali.
Il cast è stato piuttosto altalenante. Dopo la sostituzione per
infortunio dell'attesissima Daniela Dessì, il ruolo di Medea è stato
assegnato ad Aurora Tirotta, senz'altro la repentina sostituzione non
ha permesso un'adeguata preparazione per un ruolo difficile. Molto
bella la voce del baritono Borja Quiza in Giasone, con timbro
perfetto, un'ottima tessitura e un'estensione notevolmente alta,
decisamente la voce migliore della serata insieme, per
colore e timbrica, a quella di Roberta Mameli in Isifile, esperta nel campo
barocco. Non propriamente in forma Mirko Guadagnini in Egeo. Bravi il Besso di Luigi De Donato, l'Oreste di Luca Tittoto e la
Alinda di Gaia Petrone. Discontinuo e poco nel ruolo il sopranista
Paolo Lopez in Delfa. Da segnalare, anche se in ruoli brevi, Krystian
Adam in Demo e Pavol Kuban in Volano e Satiro. Discreto l'Ercole di
Masashi Mori.
Un'opera difficile per i nostri giorni, un po' lunga e con
poche arie, ma resa molto agevole dalla bella regia e da alcune voci
decisamente interessanti. Un pubblico da tutto esaurito ha riempito il Teatro Verdi di Martina e riservato le giuste ovazioni all'intero cast con grandi applausi.
Lirica
IL NOVELLO GIASONE
La barca di Giasone
Visto il
al
Verdi
di Martina Franca
(TA)