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IL POPOLO NON HA IL PANE? DIAMOGLI LE BRIOCHES

Il teatro nel teatro a teatro è teatro che fa bene

Il teatro nel teatro a teatro è teatro che fa bene

Diciamolo subito uno spettacolo divertente, irriverente e cinico: un delirio a cui sarebbe folle non partecipare.

Divertente. Timi e il suo gruppo giocano sul palco, si prendono in giro, ci prendono in giro in un continuo dentro-fuori dai personaggi, dalla storia, dal teatro. Un continuo divagare: gag comiche, improvvisazioni teatrali, sproloqui e soliloqui (intensi ma mai del tutto seri), tragiche farse, farse tragiche. Un bailamme di citazioni, immagini, pensieri: un po' come succede quando si subisce un duro colpo (tipo l'assassinio del padre?!?) e si perde il contatto con il reale cullandosi nelle proprie nevrosi per non cedere alla follia... almeno non del tutto.

Irriverente. L'Amleto di Shakespeare è un con-testo in cui infilarci citazioni (Laforgue, Petrolini) tributi (Carmelo Bene, Leo de Berardinis) e pure qualcosa da se stesso (belli i monologhi scritti per i sui attori) di autobiografico. I temi: il teatro, essere attori, l'amore la morte, temi universali perché “occorre essere universali per essere intimi”. Citazioni, tributi, richiami tutto senza referenza, non tentando di imitare l'inimitabile ma con quell'affettuosa irriverenza che si ha quando si scherza con le cose che si amano. Un immagine per spiegare. La scena è un quadro di Caravaggio: drappo rosso alle spalle del trono, chiari e scuri che risaltano i colori e i personaggi sul nero del nulla, tutto evoca le atmosfere del pittore tutto... tranne quei palloncini da festa che galleggiano a varie altezze, palloncini da festa sì ma funerei di color antracite. Ecco un continuo spostar di significato.

Cinico. L'Amleto di Timi è un ragazzino viziato, il palco la sua cameretta con i palloncini, le spade finte, il trono-seggiolone da dove comanda i suoi 4 bravissimi burattini. Si annoia ma è Re e può far e dire quel che vuole, anche portare in scena una pseudo Marilyn Monroe che sa che prenderà l'oscar o parlar dei puffi, dei nomi assurdi dati ai bambini, citar pubblicità e far orge, recitar poesie, non dire l'essere o nonn... nnonoon scherzando sulla sua balbuzia, danzare cantare uccidere tutti anche il pubblico. Un cinismo dissacrante di chi sostiene che “nella vita adoro illudermi, credere nell’amore eterno e cose di questo tipo, sono i va­ri fuochi fatui che ci fanno andare avanti; l’importante è essere coscienti che è tutto un inganno”.

Timi ha un'energia travolgente che lo sostiene nelle sue poliedriche trasformazioni ma i suoi compagni di gioco non sono da meno e non vanno dimenticati: Paola Fresa, Lucia Mascino – a cui va una particolare menzione per la completa padronanza dei suoi mezzi: corpo e voce - Luca Pignagnoli e Marina Rocco.

Insomma, per farla breve, uno spettacolo da non perdere, proclamato un successo da scroscianti e prolungati applausi di un pubblico che strariempe il teatro, quello della Tosse di Genova, a dimostrare – nella giornata di mobilitazione per la cultura - che il teatro è necessario...

Visto il 12-11-2010
al Della Tosse di Genova (GE)