Lirica
IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA

Un ritorno convincente di Ulisse a Palermo

Il ritorno di Ulisse in patria
Il ritorno di Ulisse in patria

Questo Ulisse piace al pubblico palermitano, che saluta tutti gli artisti con applausi calorosi. L’opera mancava dal capoluogo siciliano dal 1998.

Il ritorno di Ulisse in patria (1640), primo pannello della straordinaria ‘trilogia veneziana’ di Monteverdi, viene proposto dal Teatro Massimo di Palermo in un allestimento suggestivo e fantasioso che combina cantanti, marionette e proiezioni. L’opera mancava dal capoluogo siciliano dal 1998.

Notomie d’affetti

Il sudafricano William Kentridge, classe 1955, è un artista eclettico capace di coniugare la sapienza antica del disegno, declinata con accuratezza calligrafica, e la modernità dell’elaborazione elettronica. Per questo originale Ulisse ha immaginato un flusso di immagini che scorre sullo sfondo del palcoscenico per offrire all’attenzione dello spettatore un’incessante metamorfosi di paesaggi naturali e animazioni, videoriprese e simboli.
Nella cangiante fantasmagoria domina il cuore, inteso proprio nella sua concretezza di organo corporeo. Cuori scrutati dall’ecografia, sezionati dal bisturi, rivelati per contrasto dall’angiogramma, sempre nella spietatezza chiara e distinta del bianco e nero. Il tema è molto caro a Kentridge, che vi vede un emblema della fragilità e, insieme, dell’inafferrabilità della dimensione interiore rispetto all’apparenza esterna. Lo spettacolo palermitano, però, aggiunge un senso ulteriore, una metafora supplementare. L’accanimento anatomico diventa una ricerca, barocca e scientifica, degli ‘affetti’ che Monteverdi distilla ed esalta nelle sue note. È come se lo sguardo fosse condotto a frugare tra le viscere per scovare una vibrazione riposta, anzi la scaturigine stessa del moto emozionale.



L’altro ingrediente caratteristico della performance è l’uso delle (bellissime) marionette di Adrian Kohler e della Handspring Puppet Company. Tra il fantoccio, animato a vista, e l’interprete in carne e ossa si instaura un rapporto complesso: non semplice raddoppiamento identificativo (funzione pure assai utile per il pubblico, visto che quasi tutti i cantanti sostengono più di un ruolo drammatico), ma di profonda simbiosi, in cui il gesto moltiplicato e la voce si potenziano vicendevolmente. L’azione, racchiusa entro uno spazio breve, ha la magia e l’asciuttezza del rito e alterna staticità e calibratissima escursione motoria in modo da far risaltare la pulsazione varia della partitura.

Un “Ulisse” minor

L’esecuzione musicale è affidata al Ricercar Consort, gruppo belga specializzato nel repertorio rinascimentale e barocco, guidato dal gambista Philippe Pierlot. L’ottima acustica del Massimo fa sì che il suono sprigionato dal piccolo ensemble strumentale (solo sei esecutori, compreso il direttore) giunga nitido e corposo in tutti i punti della sala.

Di concerto con Kentridge, Pierlot ha approntato una versione fortemente scorciata della creazione monteverdiana, rinunciando fra l’altro alla parte buffa di Iro. Nella forma così assunta, l’opera occupa lo spazio di circa cento minuti senza intervallo. Una sorta di editio minor, dunque; quasi un Ulisse ‘da camera’, complice la scena corta e compatta, che tuttavia funziona, ha un suo equilibrio interno e si lascia seguire con diletto.


L’accompagnamento realizzato dal Ricercar Consort, che sfrutta una tavolozza timbrica molto omogenea, sottolinea con efficacia gli impeti e i languori, la mestizia e la concitazione. Da notare la pulizia degli attacchi, la perfetta intesa e l’eleganza del fraseggio. Belle le voci. Margot Oitzinger traccia con precisione e sensibilità il profilo di Penelope, mettendo in evidenza l’asciuttezza a tratti scabra delle linee melodiche che il compositore assegna al personaggio.

Bravo Jeffrey Thompson, un Ulisse vigoroso ma sempre controllato che sa trovare di volta in volta gli accenti dell’ira e dell’amore. Il colore limpido di Hanna Bayodi ben si adatta alle presenze divine di Amore e Minerva. Profondo, pieno e possente risulta Antonio Abete (Nettuno, Antinoo e Tempo).
Nonostante qualche poltrona vuota e qualche isolata defezione durante l’esecuzione, questo Ulisse piace al pubblico palermitano, che saluta tutti gli artisti con applausi calorosi.

Visto il 07-02-2019
al Massimo di Palermo (PA)