La pazzia appartiene ad ognuno di noi, nessuno escluso. Certi individui non possono fare a meno di esternarla, di viverla liberamente. Altri, invece, la reprimono, la soffocano, per paura del giudizio e dell’ isolamento. Questo è il messaggio che emerge dal nuovo atteso spettacolo dell'enigmatico Danio Manfredini.
"Il Sacro Segno dei Mostri" rappresenta una bellissima eccezione rispetto alle opere che precedentemente l'artista/regista ci ha regalato. Egli ha voluto accompagnarci dolcemente nel mondo del disagio psichico, dove uomini e donne vivono con fragilità e vulnerabilità la propria esistenza.
Danio prende per mano il suo pubblico e lo conduce nella comunità psichiatrica, la stessa dove lui per anni ha insegnato pittura, si è emozionato e ha condiviso esperienze. Lo fa in modo gentile, pacato, a tratti comico e ironico. I suoi amici sono i folli, coloro che hanno la straordinaria capacità di sentire le cose troppo intensamente e che, per questo motivo, risultano instabili e inquieti.
La commedia, che ha dato il via alla nuova stagione del Teatro delle Passioni di Modena, tratteggia i confini tra una realtà imprevedibile e dolorosa e la società, la nostra società, educata esclusivamente al rispetto delle regole.
Sula palco i malati di mente vagano in una stanza bianca, dove porte, tavolini e telefoni appaiono e scompaiono. Qui si susseguono momenti di silenzio e di riflessione; sguardi intensi e penetranti si alternano a istanti di tensione e movimento.
Manfredini è in scena due volte: in un primo momento, interpreta una signora sulla sedia a rotelle, in seguito veste i panni di un giovane alter ego coperto da una maschera. Personaggi volutamente eccessivi, complessi e misteriosi. Grande spazio viene dato alle canzoni e alla loro poetica, il ritmo è sostenuto e segue l’andamento euforico delle relazioni scombinate tra i protagonisti.
“Il Sacro Segno dei Mostri” riassume tutti i precedenti lavori del regista, mescolando esperienze personali molto forti alla scrittura di altri grandi del passato, in particolare a Jean Genet e alla sua genialità. Una commedia inconsueta, originale che sa penetrare nell’intimità del disagio e della pazzia con delicatezza e rispetto.
Danio Manfredini è un grande maestro che apprende continuamente dal prossimo, si emoziona e fa emozionare.
Modena, Teatro delle Passioni, 28 ottobre 2007.
Visto il
al
India
di Roma
(RM)