Il Seme della Tempesta. Trilogia dei Giuramenti con testi di Mariangela Gualtieri e regia di Cesare Ronconi è uno spettacolo corale e arcaico interpretato da dodici attori e venti allievi del laboratorio Valdoca.
L’attenzione alla parola e all’umano sono le peculiarità che contraddistinguono da tempo i lavori del Teatro Valdoca. Il Seme della Tempesta. Trilogia dei Giuramenti con testi di Mariangela Gualtieri e regia di Cesare Ronconi è uno spettacolo corale e arcaico interpretato da dodici attori con la partecipazione di altri venti allievi del laboratorio Valdoca.
I tre atti di un rito arcaico
I tre atti – Non ancora eppure già, Discorso ai vivi e ai morti, Giuramenti – celebrano un rito antico che richiama la forza originaria del teatro: non solo narrazione ma celebrazione di una collettività. La scenografia – a cura dello stesso Ronconi – riempie la platea con teli bianchi, al centro uno pseudo-sarcofago dorato, mentre sul palcoscenico appare un fondale rosso, uno specchio rotondo e un gong; dall’alto calano dei pannelli raffiguranti tavole dei giuramenti su cui sono proiettati i volti di alcuni interpreti.
Gli attori si muovono principalmente seguendo linee circolari, a gruppi salgono e scendono dal palco, si dispongono ai lati, recitano all’unisono talvolta con toni più pacati e sommessi talaltra più vibranti e corposi parole di rivolta e riflessione.
Il teatro dell’umano tra coro e monologhi
Si alternano a tali momenti, monologhi e scene performative. Danze, acrobazie con cerchio roteante di grandi dimensioni lasciano si incastrano alcune volte in maniera poco fluida al recitativo con sequenze narrative che tengono in piedi la trama principale di un rito arcaico ed esoterico.
I giuramenti racchiudono qualcosa di sacro e di antico, una solennità che suscita misteri e riflessioni, soprattutto quando i toni del coro diventano più forti e con temi moderni, come le critiche all’idolatria dell’estetica o il saluto finale ai migranti.
È un teatro dell’umano che porta con sé i segni della città, nonostante sia stato ideato e sviluppato principalmente nella residenza immersa nel verde. È da tale distacco che nasce la forza di comunicare quell’impeto di ribellione al pubblico, quell’inquietudine che preannuncia cambiamenti esistenziali.
“Il Seme della Tempesta – come dichiara la Gualtieri – è rivolto a chi vuole ora tenersi ben desto. Chiama attori e spettatori a farsi insieme comunità teatrale, in un patto duraturo con la propria pienezza, fedeli a se stessi e al mistero, in questo tempo che spegne e separa”.
Una dichiarazione d’amore verso la vita, l’uomo e il teatro.