Prosa
IL SIGNORE DEL CANE NERO - STORIE SU ENRICO MATTEI

Quando il teatro si fa necessario

Quando il teatro si fa necessario

Si rimane incantati. Si applaude con pienezza. Si continua ad applaudire con gratitudine. Si applaude ancora un po' per prolungare l'emozione di uno spettacolo necessario. Uno spettacolo che deve essere visto.

Si deve vedere per la splendida prova d'attore di Laura Curino, innanzitutto! Sola in scena. Con solo un cappotto largo a spighe grige sopra un tutù nero e una sciarpa rossa e nera, la Curino dialoga e fa dialogare diversi personaggi: il maresciallo Mattei, padre di Enrico ed eroe per caso, la madre, la vera marescialla della casa, e i vari "attori" che hanno partecipato alla vita di Enrico, quali l'amico facoltoso Marcello Boldrini, il furbo Cefis (detto il Troia da Pasolini). Su tutti, a tirare le fila di tutto, a dipanare il disegno - perché c'è un disegno e la vicenda di Mattei è solo uno dei tanti tratti - c'è Celestina la dolce matta che non finisce mai di parlare perché per 25 anni è stata rinchiusa in manicomio ed ora si vuole rifare del tempo perso. In Celestina, nel suo modo di muoversi a scatti nervosi, di percuotersi per non distrarsi, di emozionarsi, di perdere il filo, di raccontare; la Curino raggiunge  l'umanità di tutti quei "Fool" che incontriamo schivando per strada, ma che se ci fermassimo ad ascoltare saremmo, forse, in grado di scoprire la loro verità: "Questo è un sorrisone e questo è un sorriso che si spegne, bisogna fare attenzione non è tutto uguale. Basta stare attenti."

Non c'è solo interpretazione di personaggi, c'è molto di più. C'è la poesia, l'emozione e l'eroismo di una danza tribale fatta d'immagini, di corpo e di voce: una parentesi nel racconto in cui nel freddo rapporto del ritrovamento di pezzi dei corpi sparsi nel fango dell'esplosione, "brano a brano" si compongono frasi, parole, qualità, idee dell'uomo Enrico Mattei. Non c'è risparmio nella prova di Laura Curino.

Si deve vedere per l'accurata drammaturgia con cui, Curino e Vacis, sviluppano il racconto della vita  dell'imprenditore marchigiano venuto dal niente e divenuto uomo potente nell'Italia del boom economico. Un testo che non è apologia di un uomo che diede avvio alla pratica della corruzione politica in Italia, ma è schietta analisi culturale e politica di un uomo che ha fatto tutto quello che era necessario per emancipare l'Italia dal cartello delle 7 sorelle che dominavano il mercato petrolifero nel dopoguerra.

Drammaturgia che non tralascia connesioni con altre figure eroiche e scomode come Pasolini (commovente la lettura del testo di Pasolini: "Io so i nomi ma non ho le prove"), o con altri fatti "irrisolti"  o parzialmente risolti della storia della nostra piccola penisola.

"Perchè c'è un disegno, oh se c'è un disegno!"

Quando il teatro si fa necessario occorre andarlo a vedere.

Visto il 11-01-2011
al Eleonora Duse di Genova (GE)