L’operazione compiuta da Mario Martone su Il Sindaco del rione Sanità non si concretizza in una mera attualizzazione del testo di De Filippo. Questa sua prima regia dal repertorio di Eduardo può essere considerata una sorta di “ritorno alle origini”. Il regista, infatti, torna a lavorare con un gruppo di attori come quelli che aveva contribuito a far nascere negli anni ’80 (Falso Movimento, Teatri Uniti): il NEST di Napoli, diretto da Giuseppe Miale di Mauro (regista collaboratore di questa nuova co-produzione realizzata insieme con la Compagnia Luca De Filippo e il Teatro Stabile di Torino), un incubatore di idee destinante inevitabilmente a prendere forma.
Le due anime di una città
In una Napoli popolata da un’umanità dolente e lacerata da un quotidiano confronto tra legalità e criminalità, il rione Sanità, oggi, è (anche) 'O Palummiello, che fa il suo ingresso dalla platea, rappando sulle musiche originali scritte dall'interprete stesso (Ralph P), e viene “sparato” da 'O Nait (Armando De Giulio), prima di guadagnare il palcoscenico.
L’azione scenica si svolge principalmente nella casa di campagna di Antonio Barracano, resa dallo scenografo Carmine Guarino un ambiente moderno, ma “sterile”, molto somigliante alla sala operatoria di un ospedale - anche grazie a un disegno luci freddo e penetrante - o ancor più a una sala interrogatori di un commissariato.
'Il fatto non avrà seguito'
Il protagonista – un personaggio che, da copione, ha 75 anni – in questo allestimento è interpretato con disinvolta determinazione dall’attore trentottenne Francesco Di Leva: tale “svecchiamento” non ne sminuisce l’autorità, né rende meno efficace il testo. Don Antonio esercita quotidianamente il proprio ambiguo ideale di giustizia accordando udienze e offrendo protezione a coloro che gliela domandano. Ascolta le loro storie e alla fine, costantemente in bilico su quel sottilissimo filo che separa giustizia e ignoranza, “sistema le contese” emettendo (quasi) sempre la stessa sentenza: “Il fatto non avrà seguito”.
Una partita senza vincitori
Ma quando al suo cospetto si presenta Rafiluccio, la situazione cambia: il giovane, infatti, non cerca protezione, vuole solo comunicare a Don Antonio la sua intenzione di uccidere il proprio padre, Arturo Santaniello, “uomo onesto e lavoratore, che si è sempre occupato dei fatti propri”, il cui atteggiamento fiero e indisponente, al tempo stesso, è ben incarnato dall’edificante interpretazione di Massimiliano Gallo.
Il discutibile senso di giustizia di Barracano comincia a vacillare, sotto l’attento e disilluso sguardo del professor Fabio Della Ragione (Giovanni Ludeno, in un’efficace e convincente prova d’attore), da lungo tempo suo “braccio destro”; fino al sacrificio estremo di Don Antonio, il quale, con ostinata abnegazione, chiude una partita che non prevede vincitori.