Un monologo introspettivo, profondo e commovente è “Il sogno di Ipazia” in scena al Teatro Belli dove è già stato proposto altre quattro volte ottenendo sempre un grande successo.
Protagonista assoluta è Francesca Bianco (che collabora da oltre venti anni con la Compagnia del Teatro Belli) nel ruolo di Ipazia, filosofa e matematica di Alessandria, rappresentante della filosofia neo-platonica pagana. Si racconta il suo ultimo giorno di vita (dal risveglio al mattino all’uscita da casa per recarsi alla scuola sino all’aggressione e alla morte). Si narra in particolare dell’evento disperato della studiosa di salvare la biblioteca di Alessandria distrutta da un incendio.
La scenografia è scarna ed essenziale. Ci sono leggii sul palco e libri in terra.
I volumi con le loro pagine che sono state bruciate, cancellate dalla memoria.
Dietro Ipazia si trova uno schermo su cui passano le immagini del sole, della luna e delle stelle ma anche nuvole minacciose e fiamme rosso sangue.
Alla voce di Ipazia si alterna quella dei suoi nemici; i cristiani Teodosio e Cirillo, che pronunciano frasi tratte dagli Editti. Si accusa il paganesimo. Si condannano tutti i pagani.
Ipazia è stata una martire proprio del paganesimo e della libertà di pensiero. Credeva nell’uguaglianza di tutti gli esseri viventi che vivono sotto lo stesso cielo stellato. Sognava di vedere un mondo in cui vige la convivenza tra gli uomini. Una convivenza pacifica al di là delle differenze di credo.
Un messaggio profondamente attuale... lo stesso, tanti secoli dopo, dell' "I have a dream" di Martin Luther King e poi di Barack Obama...
Uno spettacolo che coinvolge emotivamente gli spettatori e sa destare e mantenere alta l’attenzione.