Prosa
IL SORPASSO

Il sorpasso è ben fatto, ma non sorpassa

Il sorpasso è ben fatto, ma non sorpassa

Le trasposizioni cinema-teatro son sempre rischiose. Alcune volte va bene, alcune volte va male. Alcune volte va meglio dell’originale. Alcune. Diciamo: poche. In generale, ci si cimenta quasi sempre con un capolavoro e i capolavori sono difficilmente comparabili, anche per via dei mezzi diversi con cui si arriva allo spettatore. 
 

Dino Risi non l’avrebbe a male
Tutto sommato, senza andare a scomodare i morti, la versione palcoscenico del celebre film con Vittorio Gassman piace ed è in grado di catalizzare l’attenzione per larga parte dello spettacolo: in sala si è attenti, forse anche per cogliere sfumature e differenze. Ci sono i temi chiave: spavalderia, spacconeria e l’indimenticabile esuberanza del grossolano nullafacente romano.

Giuseppe Zeno ha un bel peso sulla coscienza nel recitare la parte di Bruno, prova che tuttavia affronta con grinta. Non da meno è Luca Di Giovanni nei panni di Roberto, che ben riesce a trasmettere al pubblico i suoi caratteri di timidezza, riservatezza, inesperienza ed attaccamento ai valori, il tutto mentre lentamente viene  trascinato con invadenza e forza da Bruno in un viaggio alla scoperta delle ebbrezze delle vita. Buone anche le presenze sceniche di “contorno”, che arricchiscono e completano un quadro di prove di livello.
 

Ritorno al passato
Buon lavoro sulle scenografie, che propongono un avanti-indietro dal passato grazie alla videoproiezione di un susseguirsi di paesaggi, in un calzante bianco e nero anni ’60: il risultato è gradevole e offre così la sensazione vera di un’automobile in movimento (che in realtà è sempre fissa a centro scena), con una resa scenica di impatto. E, inutile dirlo: anche le musiche “del tempo” danno quella sostanza che rende familiare quell’epoca anche a chi ha visto solo alcuni frammenti qua e là, tra film e sentito dire.

In definitiva, si può affermare che prima di sorpassare il capolavoro ce ne vuole di pedali da pigiare, ma questo è l’annoso problema già esplicitato nella premessa. Sicuramente, si tratta di un buon prodotto teatrale che non lascia insoddisfatti. Compreso lo schianto finale.

 

Visto il 05-05-2017
al Manzoni di Milano (MI)