Ha debuttato martedì al teatro Ghione di Roma Il teatro comico, messo in scena dal Teatro Stabile di Bolzano (in occasione del trecentenario della nascita di Goldoni) per la prima volta nel 2007 al teatro Piccolo Arsenale nell'ambito del 39° festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia.
Il testo Goldoniano, meno rappresentato di tante altre sue commedie, è famoso per essere uno spettacolo metateatrale, che parla, cioè, del teatro. Vi si racconta infatti di una giornata-tipo di una compagnia di teatro durante le prove di una commedia (di Goldoni ovviamente, che, nel giro di un solo anno arrivò a scrivere 13 commedie nuove), dove l'aggettivo non si riferisce solamente al fatto di essere opere inedite ma anche di appartenere a un modo nuovo di intendere il teatro.
Goldoni in questa commedia descrive, mostra, lascia ai posteri, in forma comica, un delicato passaggio culturale nel teatro del Settecento, di cui è egli stesso fautore, che vede preferire alla commedia dell'arte fino ad allora in auge, nella quale gli attori recitavano a soggetto, in base a situazioni e personaggi standard che permettevano loro di recitare improvvisando (anche in base alla reazione del pubblico) il teatro di carattere, basato su dei personaggi unici per ogni commedia, dove le battute sono scritte e definite dall'autore e che gli attori devono imparate a memoria.
Il teatro comico mette in scena i classici attori della commedia dell'arte, specializzati in determinati ruoli-personaggio (la prima donna, la seconda donna, i tanti personaggi fissi, Pantalone e Arlecchino, il dottore e Colombina) alle prese con un teatro nuovo che impone loro nuove metodologie recitative e tanti cambiamenti, sui quali ogni attore riflette e si esprime a favore o contro. Commedia importante dunque perché permette a Goldoni di fare il punto della situazione, riflettere sui pro e incontro della commedia di carattere improntando il testo come un vero e proprio manifesto.
Un'occasione, anche, per mostrare vizi e virtù degli attori e di criticare, anche, il moralismo di chi negli attori vedeva dei poco di buono.
A questo si aggiunge anche la prosaica ma maledettamente importante questione economica (tra i personaggi figura un autore di commedie vecchia maniera che non riesce più a vender le sue commedie e si riduce a lavorare come attore presso la compagnia che mette in scena le commedie nuove... Stessa sorte tocca a una cantatrice improvvisata attrice per fame) e lo spettacolo si propone come uno spaccato storico-sociologico del teatro del settecento. Ma non tema il lettore Il Teatro comico è raccontato in chiave ironica, con battute argute e situazioni comiche.
Il teatro Stabile di Bolzano ha messo su per l'occasione la stessa compagnia con la quale il regista Marco Bernardi aveva già portato in scena altre commedie di Goldoni (La Locandiera, La vedova scaltra) stimolato dall'occasione di portare in scena una commedia che permette di spiare dal buco della serratura il backstage di una commedia veneziana del '700. Il risultato è ineccepibile. Una messa in scena sobria nella scenografia (che sa meglio restituire l'idea di "spettacolo in prova"), dei costumi che non sembrano tali ma veri e propri abiti usciti direttamente dal settecento, una lettura drammaturgica che non cede alla tentazione di rileggere la commedia in chiave moderna ma sa essere rispettoso del il testo goldoniano, una regia attenta al ritmo comico ma propensa a dare la giusta enfasi a ogni discussione teorica sul teatro, a ogni contraddittorio, a ogni critica dei personaggi (impariamo così che alcune pratiche della commedia dell'arte lasciano ora spazio a una recitazione più verosimile, meno diretta apertamente al pubblico, uno spettacolo proposto pensando a quella famosa quarta parete che divide il palco dalla platea, il pubblico dagli attori). Infine, last but non least gli attori (le attrici) magnificamente in parte, pieni di misura, capaci di essere al servizio del proprio personaggio senza strafare, senza voler primeggiare come fanno molti, usando personaggio come pretesto per un'affermazione del proprio io .
Insomma uno spettacolo perfetto sotto ogni punto di vista, da vedere e rivedere, vuoi per il mero gusto di apprezzare una messa in scena rigorosa e puntuale di una commedia del settecento veneziano che, ancora oggi, fa ridere, vuoi per assistere come dal vivo ai sommovimenti del nuovo stile imposto da Goldoni, imparando molto sul teatro di allora, mentre ti diverti. E alla fine ci si immerge così bene in quel clima e in quell'atmosfera veneziane che quando esci dalla sala quasi ti meravigli di non trovare i canali della Venezia di allora ma il solito triste traffico
romano.
Roma, Teatro Ghione, dal 10 al 22 Marzo 2009
Visto il
al
Giacosa
di Ivrea
(TO)