Lirica
IL TROVATORE

Notturno Trovatore

Notturno Trovatore

Terza inaugurazione consecutiva verdiana al San Carlo: dopo La traviata e Aida (recensioni presenti nel sito) quest'anno in scena un Trovatore che vuole ricreare un “paesaggio emozionale” e rendere visibili suggestioni emotive anziché affidarsi a simboli già visti fin troppo.
L'allestimento ha l'impronta dell'artista israeliana Michal Rovner che ha ideato videoproiezioni semplici e suggestive (acqua, fiamme, cipressi mossi dal vento, fantasmi, persone in cammino in lunghe file) che si integrano nella scena fissa di Luigi Scoglio, alte pareti di assi di legno che si prolungano in due cortine di mattoni sbreccati quasi a isolare quanto avviene in scena. I costumi di Giusi Giustino sono belli e sfarzosi e fanno riferimento a un'epoca storica vicina all'Ottocento, insistendo sui cappottoni militari. Essenziali nell'economia dell'allestimento le luci di Bogumil Palewicz che danno un'impronta notturna a ogni scena. Meno rilevanti le coreografie di Sandhja Nagaraja, comunque ben amalgamate al contesto. La regia di Michal Znaniecki è pulita ed essenziale, cura le presenze in scena di protagonisti e coro con una gestualità in linea con il cantato e rende comprensibile il senso della storia e il tumulto interiore dei personaggi nei momenti in cui il realismo ha il sopravvento.

Nicola Luisotti ha lasciato l'incarico di direttore musicale del San Carlo dopo anni in cui ha lavorato benissimo con l'orchestra e questo ultimo podio dimostra i risultati eccellenti raggiunti. Il suo Trovatore alterna tempi lenti, in cui il suono si distende in modo quasi ieratico, ad altri più serrati in cui il suono esplode in tutta la potenza necessaria, sempre controllatissima e attenta ai diversi pesi. La magmatica partitura viene così resa in modo limpido ed emozionalmente incisivo, esaltato da certe ruvidità che, per contrasto, rendono i momenti morbidi particolarmente seducenti. A rendere lo spettacolo unico è stata però l'idea musicale di base in grado di unificare questo Trovatore in una fisionomia personale riferibile a Luisotti, un Trovatore morbido e mai sopra le righe, anzi prodigo di autentico lirismo: finalmente appartengono al passato le edizioni del Verdi stentoreo e fracassone. Grazie, Luisotti.

Juan Jesùs Rodrìguez è un Conte di notevole presenza scenica e intensità: la voce è grande ma controllata in modo eccellente tanto da rendere ogni sfumatura; nel Balen del suo sorriso, ad esempio, le mezzevoci sono perfette e in tutta la prestazione i dolcissimi si alternano ad acuti a fuoco e timbrati. Lianna Haroutounian ha voce dal timbro particolare e una linea di canto curata che aderisce senza forzature alla scrittura verdiana; sorvegliata all'inizio, la sua Leonora arriva all'acmè nel quarto atto. Solido, preciso e generoso il Manrico di Marco Berti. Bravissima Ekaterina Semenchuk: non si era mai sentito così Ai nostri monti ritorneremo con pianissimi di grande suggestione; la sua Azucena sfoggia perfetti appoggio e proiezione del fiato tanto da tenere una linea solida con la capacità di modularla in variazioni dinamiche di grande forza emotiva, esaltata dalle immagini proiettate di cui si è detto. Meno incisivo Carlo Cigni (Ferrando) nel lungo prologo alla vicenda: il timbro è bello ma la linea di canto non abbastanza ferma e la voce a tratti non arriva ben udibile. Giusti nei ruoli di contorno Elena Borin (Ines), Enrico Cossutta (Ruiz). Con loro Giacomo Mercaldo (Un vecchio zingaro) e Nino Mennella (Un messo). Il coro, splendido, è stato preparato da Marco Faelli.

Visto il
al San Carlo di Napoli (NA)