Lirica
IL TROVATORE

Un Trovatore ravennate

Un Trovatore ravennate

Il teatro Dante Alighieri di Ravenna ha inaugurato la stagione lirica con l’opera Il Trovatore di Giuseppe Verdi, nello storico allestimento del Ravenna Festival 2003, in coproduzione con i teatri di Jesi, Fermo, Cosenza, Ferrara e Pisa. L'idea registica innovativa di Cristina Mazzavillani Muti continua a conservare intatti tutti i motivi di interesse e di suggestione che la caratterizzarono. Il contesto nel quale nacque l’idea di questo Trovatore era quello del Festival dedicato alla città adriatica ed intitolato “Ravenna visionaria, pellegrina e straniera”. La scelta di realizzare una scenografia totalmente virtuale aprì una nuova strada rispetto all’uso della tecnologia in teatro; l’innovazione maturata in questi anni consente ora di allestire lo spettacolo con grande flessibilità.

Cristina Mazzavillani Muti, che ancora una volta ha allestito un grande laboratorio per giovani cantanti, musicisti e creatori-elaboratori d’immagini e suoni, rilegge il capolavoro di Verdi in chiave moderna, grazie all’uso strutturale e intensivo delle tecnologie multimediali, pur con continui e precisi rimandi alla tradizione dell'opera. La regia e l'ideazione scenica della Mazzavillani hanno reso ancor più onirico l'archetipo di tutte le storie d'amore, ambientando la vicenda senza luogo né tempo in un'altrettanto atemporale Ravenna, che passa dall'intimità delle antiche basiliche al silenzio delle paludi e delle pinete, alle ruggini delle archeologie industriali o al metallo scintillante dei moderni opifici. Un allestimento dominato dalle immagini che diventano scenografie virtuali con precisi rimandi alle originali annotazioni del libretto di Salvatore Cammarano. Il lavoro si è potuto realizzare grazie ad un’equipe che traduce in effetti visivi la regia: Vincent Longuemare alle luci, Alessandro Lai ai costumi, Paolo Micciché visual director, Enrico Fedrigoli immagini fotografiche, Alvise Vidolin per la spazializzazione dei suoni. Nel complesso si consente allo spettatore di immergersi nell’opera, assaporando i caratteri dei personaggi e coinvolgendolo nel dramma che si sta raccontando.

L’allestimento ravennate si è avvalso di doppio cast, noi abbiamo potuto assistere al debutto del secondo composto in prevalenza di giovani.
Nel ruolo del titolo il tenore Antonio Coriano ha mostrato voce pulita, anche se un po’ chiusa all’inizio e debole negli acuti, però un Manrico dignitoso e di bella presenza scenica. La Leonora del soprano turco Simge Büyükedes è stata raffinata e romanticamente drammatica, la voce è bella, gli acuti puliti, ma ha presentato incertezze in più punti. Anna Malavasi in Azucena è stata una delle voci più belle e più intense; anche dal punto di vista scenico ha saputo rendere il dramma e l’angoscia della zingara in modo sublime. Anche il baritono Dario Solari nel Conte di Luna ha saputo dare una prova più che discreta, una voce calda e senza cedimenti. Tra i comprimari si è segnalato il basso Deyan Vatchov in Ferrando, notevolmente una bella voce corretta pulita avvolgente e una notevole presenza scenica.

Alla guida dell’orchestra Giovanile Luigi Cherubini, il maestro Nicola Paszkowski ha condotto con buona mano, anche se non priva di eccessi bandistici che hanno avuto il disagio di coprire in alcune parti le voci dei cantanti. Molto valido il coro del teatro Municipale di Piacenza, diretto dal maestro Corrado Casati.

Il teatro Alighieri ha ripetuto il pienone della prima: tutto esaurito; il pubblico era plaudente ed entusiasta per un allestimento veramente coinvolgente e di effetto e non ha mancato di manifestare il proprio apprezzamento ai cantanti al termine di ogni aria.

Visto il
al Alighieri di Ravenna (RA)