Prosegue la stagione del Teatro San Carlo di Napoli, sebbene in tono minore, con esecuzioni di opere in forma di concerto trasmesse in streaming: dopo Il pirata di Bellini, ecco il turno de Il turco in Italia di Rossini. Per la Salome straussiana prevista ad aprile, si vedrà come andranno le cose.
Malgrado il costo contenuto per collegarsi – neppure tre euro - sul portale MyMovies.it gli spettatori del lavoro rossiniano non sembrano tanti quanto lo spettacolo meriterebbe; e sì che il cast sulla carta prometteva un'esecuzione di sostanzioso livello. Nei commenti on line, peraltro, oltre alle lamentele per l'audio troppo basso e per la mancanza di sottotitoli, emergeva un giustificato sconcerto per cancellazione di tutti i recitativi.
Scelta opinabile, a tutti gli effetti: Il turco in Italia è una commedia in musica dove i recitativi non solo portano avanti l'azione, ma sono basilari nel definire situazioni e caratteri. Averli eliminati crea una specie di 'centone' di pezzi eseguiti uno di seguito all'altro, senza collegamento drammaturgico. Non solo: a ben vedere, qualche taglio s'è fatto anche nei numeri musicali: per esempio, al II° atto, quello della travolgente aria di Geronio «Se ho da dirla»; e subito dopo, quello dell'unica aria di Albazar (apocrifa, ma comunque ben fatta) «Ah! sarebbe troppo dolce». Pur se, vista la modestia dell'interprete che l'avrebbe eseguita, non la rimpiangiamo troppo.
Zingari, marinai turchi e mascherine napoletane
Il Turco in cerca di svaghi amorosi sui miti lidi partenopei, è ben caratterizzato dal basso-baritono croato Marko Mimica, che abbiamo incontrato già nelle stesse vesti di Selim in una coproduzione Treviso/Ferrara di qualche anno fa. Permane il positivo giudizio di allora: bella musicalità, emissione ampia, liquida, ben proiettata, e buon controllo dei passi di coloratura. E vi troviamo pure quel pizzico di imbecillaggine tipicamente mascolina che lo rende un tronfio, ma simpatico babbeo. Risultati, a ben vedere, della fruttuosa frequentazione dell'Accademia Rossiniana di Pesaro.
Il soprano francese Julie Fuchs ha debuttato la frivola Fiorilla a Zurigo nel 2019, e la riprende per la seconda volta in questo esordio partenopeo. Dal punto di vista interpretativo, c'è la giusta proporzione tra giovanile abbandono sentimentale, spensierata volubilità e viperina meschinità; da quello vocale, incontriamo un'interprete rossiniana ottimale per spontaneità, buon legato e fantasioso fraseggio; come pure per l'omogenea tinta timbrica, e la naturale inclinazione al dosato virtuosismo: è in questa direzione, per dire, che risolve «Squallida veste» con deliziosi filati e meditativa morbidezza.
Paolo Bordogna tratteggia un Geronio paziente e civilissimo, mai debordante, con un fiato brillante e ricco di dolci bruniture; un vero peccato però aver omesso quei recitativi comici, in cui la squisita verve e la sciolta indole attoriale, sue doti innate, avrebbero fatto faville. Considerazione che vale ancor più per il personaggio del poeta Prosdocimo, qui nelle mani del bravo e solerte Alessandro Luongo, relegato a far da mero puntello agli altri, dopo l'aria d'ingresso «Ho da fare un dramma buffo».
L'ingrata figura di Narciso è nelle mani di Ruzil Gatin, tenore russo dalla debole consistenza, dal timbro acidulo e indurito, e dalla periclitante intonazione; va da sé che il momento di «Un vago sembiante» a queste condizioni non sta proprio in piedi. Raffinata nell'emissione e teneramente espressiva la Zaida di Gaia Petrone; modesto l'Albazar di Filippo Adami.
Direttore, Orchestra, Coro
Resta da commentare la direzione di Carlo Montanaro. A parer nostro assai nitida, garbata e calibrata, dall'impronta quasi aristocratica. Nondimeno, ricca di incalzante tensione, di guizzanti pulsazioni ritmiche, di sottili giochi di chiaroscuri, e sempre pronta a porgere il canto su di un vassoio d'argento. Merito anche della buona prestazione dell'Orchestra del San Carlo, le cui prime parti eccellono nei passaggi solistici; un po' meno precisa la prova del Coro, ma bisogna dire che – posizionato com'era in alto dietro gli strumenti, lontano dai solisti e a distanze di sicurezza – urge la nostra indulgenza.
Buona la ripresa televisiva; quella audio però ha un volume decisamente esiguo. Ricordiamo che l'opera resterà disponibile online fino al 31.3.2021.