Il Varietà non &egr…


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Il Varietà non è ciò che le generazioni più recenti hanno imparato a conoscere tramite la televisione, e non è nemmeno il titolo di un programma che ripropone gli sketch più esilaranti del palinsesto. Il Varietà ha origini lontane, nella Parigi della Belle Époque, e come spesso è accaduto nella storia, è fuoriuscito dai confini francesi per trovare terreno fertile nel nostro paese. Ernesto Lama ci propone l'autentico Varietà nel suo spettacolo Il Varietà: dalla Belle Époque al Varietè: la scenografia ripropone esattamente un Café chantant, con l'orchestra dal vivo posta sotto al palcoscenico e tavolini a cui siedono i trenta talentuosi artisti della Compagnia Gli Ipocriti che hanno preso parte allo spettacolo.

Il menù che propongono al pubblico è a base degli estratti più comici e divertenti degli autori che hanno dato il loro contributo artistico al genere. Si parte da Libero Bovio per arrivare a Eduardo De Filippo, passando per Gustavo De Marco, Nicola Maldacea, Ettore Pretolini, Gioacchino Rossini, Trilussa, Raffaele Viviani e molti altri. Questo spettacolo restituisce l'idea del grande Varietà e allo stesso tempo omaggia una forma di spettacolo che sul nascere ha incontrato non poche difficoltà nell'ostracismo della critica, ma che conteneva in sé il seme dell'innovazione, calamita per le avanguardie. Le esibizioni, non a caso, cominciano e si chiudono con la citazione del Manifesto del teatro di varietà. Marinetti aveva riconosciuto nelle sue caratteristiche un'aderenza ai principi futuristi ma il Varietà di Lama gli riserva lo stesso sguardo ironico che ha nei confronti della vita, sentendosi quanto mai lontano dalla celebrazione di Violenza e Velocità, le due signore che hanno inaugurato il '900.

Danza, poesie, canzoni e recitazione hanno allietato il pubblico che vivacemente partecipava con sonore risate e plausi meritatissimi. Sul palco attori e attrici, ma anche cantanti in perfetta sinergia tra loro grazie ad una regia che ha saputo unire armoniosamente le voci come l'azione. Ernesto Lama, come un vero e proprio maestro d'orchestra, ha diretto i suoi attori guidandoli passo passo sia da vicino, nei momenti in cui irrompeva sulla scena, ma anche da lontano, quando, in fondo alla platea, con partecipazione paterna, viveva assieme a loro ogni momento in trepidante tensione.