Milano, teatro alla Scala, “I…

Milano, teatro alla Scala, “I…
Milano, teatro alla Scala, “Il viaggio a Reims” di Gioachino Rossini ROSSINI IN VIDEOCLIP Il viaggio a Reims torna a Milano dopo 25 anni dalla clamorosa prima (assoluta) al Rossini Opera Festival, seguente alla scoperta musicologica della partitura, edizione ripresa pari pari l'anno dopo alla Scala. Allora fece epoca, non solo per la scoperta, ma anche per la direzione di Abbado, la regia di Ronconi e il cast stellare. La regia di Ronconi viene ripresa puntualmente, una delle migliori creazioni della sua carriera, basata sul rapporto osmotico tra teatro e città, tra realtà e finzione, tra palcoscenico vero e proprio e quel palcoscenico che è la vita quotidiana. Sul palco sono montati tre maxischermi che proiettano immagini del corteo regale di Carlo X tra vetrine, vie urbane e cittadini, oppure rimandano immagini degli stessi cantanti impegnati nella recita. Nel 1984 l'idea di maxischermi e riprese video deve essere sembrata pazzesca, ma anche oggi mantiene la sua efficacia e non appare datata né superata. Lo spettacolo è molto bello e di grande impatto visivo. Il palcoscenico avvolge il golfo mistico con due braccia degradanti che scendono alla platea, utilizzata per ingressi in scena o come luogo di recitazione (scene di Gae Aulenti). I protagonisti entrano in scena dentro vasche da bagno, come se fossero in suite di albergo. La regia è rigorosa e imprime all'opera una vitalità continua che non conosce momenti di stanca per tutta la durata dello spettacolo. Ci sono momenti di vera stupefazione, quando la carrozza della Contessa di Folleville si rovescia. Il balletto delle marionette Colla commuove, tanto è bello. Efficacissima l'idea di vestire i nobili convenuti a Plombières con le bandiere relative alla propria nazionalità, così il pubblico identifica e differenzia immediatamente i numerosi personaggi (ben 18); anche nei successivi vestiti rimangono i colori nazionali (costumi di Giovanna Buzzi). Ronconi riesce anche ad abbinare i caratteri alla provenienza geografica dei personaggi, come fossero essi stessi costumi. Buono in cast sia per le voci che per le doti attoriali. Punte di eccellenza Daniela Barcellona (Marchesa Melibea) e Nicola Ulivieri (Don Profondo). Molto brave Annick Massis (Contessa di Folleville), Carmela Remigio (Madama Cortese) e Paola Gardina (Maddalena); molto bravi Juan Francisco Gatell (Cavalier Belfiore) e Dmitry Korchak (Conte di Libenskof). Bravi Bruno Praticò (Barone di Trombonok), Fabio Capitanucci (Don Alvaro), Patrizia Ciofi (Corinna), Alistair Miles (Lord Sidney) ed Alessandro Guerzoni (Don Prudenzio). Con loro, appropriati: Enrico Iviglia (Don Luigino), Aurora Tirotta (Delia), Annamaria Popescu (Modestina), Patrizio Saudelli (Zefirino), Filippo Polinelli (Antonio) e Fabrizio Mercurio (Gelsomino). Ottavio Dantone dirige l'orchestra del teatro con tempi giusti e tenendo sotto controllo alla perfezione buca e palco, operazione quantomai difficile con uno sparpagliamento tale tra palco, sala e prolungamenti vari. Però il suono è poco leggero e per nulla spumeggiante. Superstar, bravissimi ed in palcoscenico, Davide Formisano al flauto e Luisa Prandina all'arpa; bene anche (e anch'essi in scena, sempre) James Vaughan al clavicembalo e Beatrice Benzi al fortepiano. Ottimo l'apporto del coro preparato da Bruno Casoni. Numerosi i figuranti del corteo storico che si snoda per le vie della città e alla fine piomba in teatro per la festa dell'incoronazione, con tanto di torte pannose. Teatro gremito, molti applausi alla fine per tutti. Visto a Milano, teatro alla Scala, il 23 aprile 2009 FRANCESCO RAPACCIONI