L’eterna domanda sul perché, se Dio esiste, può consentire il dilagare del male nel mondo alberga nel fondo dell’animo di tutti noi, ma quando il male è quello assoluto, rappresentato dal trionfo del nazismo, essa si fa più forte e più concreta. Il grande Sigmund Freud è a un bivio nella propria esistenza, firmare, come tutti gli consigliano, un foglio che consentirà a lui e alla figlia di uscire dall’Austria, ormai invasa dalle truppe tedesche, rinunciando al contempo, anche se solo parzialmente, alla propria integrità morale per contaminarsi con la follia o restare a Vienna e divenire lui stesso vittima dell’orrore?
Ed è proprio nella notte più buia, carica di angoscia per l’arresto della figlia Anna da parte di un ufficiale della Gestapo, che il padre della psicanalisi riceve la misteriosa visita di un personaggio che pare essersi materializzato dal nulla: uno schizzofrenico fuggito dal manicomio o, come il curioso ospite vuole fare intendere, Dio in persona che ha assunto forma umana? Da qui nasce un dialogo concitato, poetico e concreto al tempo stesso sui grandi problemi dell’esistenza, un testo lucido e coraggioso, con cui il suo autore, Éric-Emmanuel Schmitt, vinse ben tre premi Molière.
Alessandro Haber è un vecchio Sigmund Freud dalla loquela concitata, in preda ad un’ansia dirompente che gli causa periodici attacchi di asma, curioso di indagare fino in fondo l’identità del suo ospite, minato nelle sue granitiche certezze. Alessio Boni veste i panni del visitatore misterioso che cerca di insinuare il dubbio nel suo interlocutore, ora sfruttando il registro ironico ora divenendo improvvisamente serio come quando si spinge a parlare del dramma dell’infinita solitudine di Dio. Accanto a loro la granitica Anna Freud di Nicoletta Robello Bracciforti adirata contro tutte le ingiustizie e gli abusi di potere e l’ufficiale nazista di Francesco Bonomo dalla risata sadico-isterica, incarnazione di un male stupido che si fa forza del potere dato dal gruppo, ma che nasconde in sé infinite fragilità.
Il male dunque è opera di Dio o della sua creatura? L’uomo è libero o non lo è affatto? Dio stesso esiste o è frutto dell’immaginazione collettiva? Tutte domande cui la commedia non vuole rispondere, già insinuare il dubbio nello spettatore su tematiche come queste è fare un enorme passo avanti.