Il racconto di un microcosmo siciliano alle soglie della guerra

Il racconto di un microcosmo siciliano alle soglie della guerra

Immacolata concezione – spettacolo vincitore della quinta edizione del festival ‘I Teatri del Sacro’ – racconta di una Sicilia popolata di rozzi pastori, dove regnano omertà, violenza e presunzione.
Un microcosmo dove i ruoli sociali si sgretolano tra le pareti della stanza di un bordello, ricreato attraverso una scenografia artigianale, ma imponente, piazzata al centro del palco (che, pur essendo manovrata manualmente, richiama alcuni elementi della complessa struttura scenica mobile utilizzata nel cult teatrale “Aggiungi un posto a tavola”).
Sullo sfondo, gli anni Quaranta, la minaccia della Seconda guerra mondiale e la sfiducia nel futuro, rivelano la brutale reificazione dell’uomo e il drammatico mutare della concezione delle relazioni umane e del rapporto con il potere.

L’amore: dono spirituale o coscienza collettiva?

Concetta (Federica Carruba Toscano) è la nuova arrivata nel bordello del paese: la sua fama di ingenua principiante si sparge in fretta, suscitando desideri nascosti e alimentando invidie. In realtà, nessuno l’ha mai sfiorata, nemmeno con un dito. Il suo è un dono spirituale: può sentire l’anima dei clienti, cogliendone le fragilità, attraverso piccoli gesti, come ad esempio consolare un signorotto locale, facendogli poggiare la testa sui suoi procaci seni.
Il giovane Turi, pupillo del potente di turno, instaura un tenero legame con Concetta, ma, allo stesso tempo, rappresenta per la ragazza l’unica, drammatica esperienza di amore carnale: una violenza che genera un figlio, desiderato con inconsapevole tenacia dalla ragazza. Solo quando Concetta muore di parto, la sua purezza diventa coscienza collettiva, al punto da essere venerata come un’immagine sacra, sulla quale piangere e pregare.
Lo spettacolo si chiude con i protagonisti maschili che compaiono nudi sulla scena, divorando mandarini, che per Concetta rappresentavano la massima espressione della purezza dell’amore.

Immacolata concezione, per certi versi, elabora al femminile il punto di vista del lavoro d’esordio di Vucciria Teatro (Io, mai niente con nessuno avevo fatto). Joele Anastasi scrive, dirige e interpreta con la sua compagnia di attori (Enrico Sortino, Alessandro Lui, Ivano Picciallo) uno spettacolo che, ancora una volta, riflette con lucida profondità sul dualismo tra carnalità e purezza delle passioni umane contemporanee.