La Divina Commedia è per molti una delle opere letterarie più affascinanti, quella che riesce a suscitare sentimenti contrastanti in chi la legge con il risultato comune che, nel bene o nel male, il poema ti resta dentro. L’Inferno, prima cantica dell'opera dantesca, il mondo dei dannati raffigurato attraverso allegorie e legge del contrappasso, ne rappresenta l’apoteosi.
Diversi registi, coreografi e musicisti hanno misurato il proprio ingegno e le proprie abilità artistiche nel mettere in scena l’Inferno. L’abbiamo visto rappresentato come opera lirica, musical, progetto televisivo e teatro di prosa; e ancora, nei fumetti e nei brani di musica rock. In questa veste acrobatica della Danza Aerea No Gravity l’Inferno lascia davvero lo spettatore senza fiato.
Questa nuova tecnica della danza contemporanea, dove lo spazio è utilizzato annullando la forza di gravità, sconvolge tutte le leggi della fisica, attraverso l’uso di una sofisticata macchina teatrale.
Emiliano Pellissari, autore e regista, ha portato al pubblico l’Inferno dantesco in questa nuova espressione coreografica, plasmando e modellando i corpi dei danzatori alle esigenze delle terzine dell’opera dantesca.
Abilità e tecnica elevata dei danzatori sono i primi elementi che risaltano agli occhi dello spettatore, una tecnica dotata di una precisione tale che quasi tende a sminuire l’emozionalità del movimento corporeo. I sei ballerini fluttuano letteralmente nell’aria come degli astronauti in assenza di gravità. I loro corpi si intrecciano, si scompongono, si duplicano, quasi a voler impersonare ogni singola anima dannata. Ritroviamo Dante e Virgilio ad intraprendere il viaggio nella città dolente e tra la perduta gente che, di volta in volta, incontrano sul loro cammino.
I danzatori inscenano architetture viventi, figure geometriche, costruzioni umane simili alle sculture lignee africane, immagini pregne di simbolismo, accompagnate ed avvalorate dalla voce fuori campo che recita le terzine del canto a cui la coreografia ha dato vita.
Con maestria acrobatica e sinuosità corporea i danzatori passano, virtualmente, dal mondo acquatico del limbo a quello infernale dei dannati; assumono le sembianze dei vari Pier delle Vigne, Paolo e Francesca, il Conte Ugolino, l’eroico Ulisse; offrono una rappresentazione simbolica e coinvolgente dei sette peccati capitali; diventano aria, fuoco, terra ed acqua; sono entità reali ed allegoriche al tempo stesso.
La musica scandisce ogni singola coreografia che si sussegue sulla scena, offuscando il più delle volte l’enfasi delle parole della voce fuori campo, penalizzando in parte la performance. Gli effetti luce, di contro, concedono quell’atmosfera surreale all’epilogo dei danzatori, i loro corpi sono dapprima investiti da un fascio di luce per poi, pian piano, scomparire nella penombra della scena. E così Dante e Virgilio uscirono a riveder le stelle.