Prosa
INGIURIA

Ingiuria. La potenza musicale dell'affabulazione

Ingiuria. La potenza musicale dell'affabulazione
Tutto parte da alcuni testi di Claudia Castellucci, incentrati sulla maledizione, vista come una forma di abbellimento, di vitalità, di resuscitazione dei morti. Questi testi sono atomizzati in uno spettacolo in perfetto equilibrio tra performance e concerto. Chiara Guidi, una delle fondatrici della Socìetas Raffaello Sanzio, da il la alla performance declamando, con tanto di libro in mano, i testi di Castellucci, anche se declamare è misera parola in confronto alla complessità dell'azione che l'attrice compie. La sua ricerca infatti non cancella il significato della parola ma parte proprio da quello e lo amplifica, lo espande, ripetendo le frasi o parti di esse (in parte anche grazie a una base pre-registrata) arrivando a una pura sonorità delle parole senza perderne il significato, travalicandone quello logico approdando a quello emotivo, pre-logico, in bilico tra pura sonorità e pura potenza numinosa delle parole dette. Il potere della parola vista come strumento di maledizione di Ingiuria, come suggerisce il titolo, ripescando in una pratica che si perde nella memoria atavica dell'essere umano cui oggi possiamo solo pensare di avvicinarsi attraverso una complessa partitura sonora. Sulla potenza affabulatoria di Chiara Guidi si innesta il lavoro di ricerca di Blixa Bargel, cantante e artista tedesco guida degli Einstürzende Neubauten, un rock rumoristico e situazionista non estraneo al dada e alla performance, che ora sostiene la verve vocale di Chiara ora sviluppa un discorso proprio più squisitamente musicale anche se non stiamo certo parlando di canzoni pop.
L'esecuzione musicale è affidata a Teho Teardo che manovra la chitarra (suonandola a tratti come un violino e a tratti come una tastiera) e il pc. Teho campiona le voci di Chiara e di Blixa, collegando la potenza sonora delle loro emissioni vocali a uno sviluppo dinamico musicale da lui stesso eseguito contribuendo a quel fluire ripetitivo come un mantra (o come una maledizione divina?) che Chiara applica con una pervicacia che le fa tenere testa alla macchina, tessendo una partitura musicale che sa farsi strada tra il senso delle parole e l'emozione trasportata dalla musica non ultimo lo splendido violino di Alexander Balanescu, che chiosa con la sua intelligenza e sensibilità musicale questo esperimento, questo azzardo magnificamente riuscito.
Il pubblico ascolta rapito e, alla fine dell'esecuzione chiede il bis come in un regolare concerto. E il bis arriva inaspettato e generoso.
Visto il 30-10-2009
al Palladium di Roma (RM)