INSERT COIN

Un'"installazione teatrale" politically unfair

Un'"installazione teatrale" politically unfair

Non credo di aver mai visto uno spettacolo più socialmente e artisticamente dissacrante.
Si è trattato di una pièce divertente; ma fatta di una comicità nera, quella che soffre chiunque viva la solitudine dell’uomo contemporaneo e si trovi coinvolto in situazioni strane, come colloqui di lavoro improponibili o storie d’amore con bambole gonfiabili.
Non era di certo un’opera teatrale classica, bensì preferisco definirla un’installazione teatrale, quasi una sorta di montaggio delle attrazioni: un vero e proprio gioco registico. D'altronde nonostante esistesse una drammaturgia del testo, non c’era una trama vera e propria. Infatti, sebbene la pièce fosse ancorata alla drammaturgia dell’assurdo per una certa dose di incomunicabilità e di solitudine insite nel testo scritto da Paolucci e Serani, è vero anche che era composta da una serie di scenette giustapposte e alternate: dall’amplesso e successiva discussione con una bambola gonfiabile (più per cercare una forma di auto-affetto nella solitudine, e quindi per dissimulare una forma di sofferenza, che non per una soddisfazione reale), al litigio con un computer che vuole fare le veci della mamma, fino allo scanzonato (e agghiacciante) casting cinematografico organizzato da due improponibili (ma molto reali) e sfortunati registi (in posizione isolita e strategica: seduti ai lati del proscenio) alla ricerca di una “marinaietto” e di finanziamenti statali per un film low budget.
Uno spettacolo politically unfair, fatto di satira ad ogni livello, da quello più spicciolo e quotidiano, per giungere fino alle alte sfere.
Per essere più precisi, erano raccontati anche colloqui di lavoro più comuni "subiti" dai personaggi e nei quali (a giudicare dalle risate a crepapelle) in molti tra il pubblico si sono riconosciuti: colloqui assurdi, infatti, sono sicuramente accaduti a molti giovani di buona volontà nella loro fiduciosa ricerca di un impiego.
In questo marasma di satira e parodia, l’elemento trash di certo non poteva mancare. Ed infatti lo show si è aperto con un magnaccia, simbolo di tanti ricchi e ruvidi managers strafottenti e schiavisti, che conduceva al guinzaglio le sue due bestioline, cioè due esseri umani ridotti a quattro zampe e al mutismo. Lo stesso soggetto è tornato più tardi, quando l’uomo si è ripreso due strani tipi accorsi al casting cinematografico. L’effetto realizzato è stato uno slittamento onirico degli eventi in linea con lo studio registico-avanguardistico della pièce.
Il finale è stato il vero clou dello show allestito da Serani e Paolucci: in esso il protagonista unico e assoluto è stato il pubblico accorso per assistere allo spettacolo. Già durante la pièce gli spettatori, in preda a risate isteriche e convulse, si sono sentiti i veri protagonisti dell’evento teatrale, ma il vero apice dell’immedesimazione è avvenuto al termine dei circa 50 minuti di spettacolo.
Infatti, gli attori, dopo aver srotolato una manifesto con la scritta "insert coin", sono fuggiti via (passando per la platea) prima di aver “inserito la moneta” gigante e hanno lasciato gli spettatori increduli davanti al palcoscenico vuoto ed esterrefatti della voce pre-registrata di Ilaria Santilli che, in diverse lingue europee, prima invitava ad urlare, poi (guarda caso i decibel raggiunti sono risultati insufficienti) ha informato che la sala si sarebbe autodistrutta.
Ci sono volute parecchie ripetizioni dell’invito ad abbandonare lo spazio teatrale, prima che il folto pubblico capisse che doveva inserire la moneta ed andarsene dal teatro dato che lo spettacolo era finito lì. Si è avuto così il cambio degli “attori”; infatti all’esterno gli spettatori-protagonisti sono stati salutati (e omaggiati) da un sonoro applauso da parte degli attori che avevano recitato la pièce.
Il vero protagonista dello spettacolo è stato il pubblico, protagonista di tante disavventure nella vita di tutti i giorni, quelle cose che tutti odiamo subire, ma senza le quali, ontologicamente e paradossalmente, lo spettacolo ironico e meta-teatrale di Paolucci e Serani non sarebbe stato possibile!   
Un difetto della pièce? E' durata troppo poco!

Visto il 19-04-2011
al Zeta di L'Aquila (AQ)