Prosa
INTERCITYPLUS

E’ bello risorgere a nord del sud-miseria

E’ bello risorgere a nord del sud-miseria

Diversi anni fa, in una temperie sociale molto differente dalla nostra, un raffinato e controverso intellettuale di sinistra, Elio Vittorini, ci ha raccontato di un uomo, tale Silvestro Ferrauto che, spinto da astratti furori, saliva su un treno e faceva ritorno alla sua terra natìa, ripercorrendo da Nord a Sud lo stivale e ritrovando nel viaggio il senso più vero e profondo dell’essere ancora, nonostante tutto, un essere umano, del poter recuperare ancora, nonostante tutto, un’identità solo apparentemente appannata dalla storia, intesa sia come storia personale che come storia di tutto un popolo offeso.

Assistendo alla messinscena scritta, diretta e interpretata da Carmine Borrino, ci è balzato alla memoria proprio questo romanzo della migliore narrativa del XX sec, e dobbiamo precisare che non è stata un’associazione dettata da motivi stilistici, di contenuto o di linguaggio, quanto piuttosto di una suggestione bruciante ed immediata, quasi epidermica, una forma di suggestione intuitiva e viscerale che, sebbene non nasconda le palesi distanze tra le due dimensioni dell’esperienza etica ed estetica, non può non cogliere che qualcosa unisce le ragioni che ieri diedero senso all’operazione di Vittorini con quelle che oggi danno senso al progetto di Carmine Borrino, probabilmente il fatto che sia il romanzo di Vittorini che la pièce di Borrino si servano dello stratagemma del viaggio per organizzare una sorta di percorso gnostico, soggettivo ed universale, un iter che presenta un valore storico e politico imprescindibile ed in cui i personaggi sono solo apparentemente mimetiche rifrazioni del reale, mentre sono, invece, tipi paradigmatici di una quotidiana contemporaneità prostrata, maschere di sofferenza solo occasionalmente siciliane (in Vittorini) e napoletane (in Borrino), ritratti affranti ma grintosi di un sud del mondo che intende lasciar traccia.

Quello che, però, appare del tutto ribaltato è il punto di vista di chi scrive ed in questo ribaltamento rintracciamo la cifra più interessante ed antiretorica della drammaturgia di Carmine Borrino, infatti come per il protagonista di “Conversazione in Sicilia”, romanzo scritto all’inizio degli anni’40, era un atto rivoluzionario scendere attraverso l’Italia e riscattare le proprie radici mercè un viaggio fisicamente e psicanaliticamente funzionale a riabbracciare le madri, così Salvatore (simbologia cristologica nient’affatto casuale), povero Cristo inchiodato ai legni di un meridione avaro di speranze, si riappropria della vita e di un futuro più chiaro e promettente, mettendosi alle spalle tutto il repertorio di luoghi comuni costruiti su pizza, sole, mare e pastasciutta che imbrigliano le ali a tanti giovani, inculcando loro la sindrome dell’emigrante: insomma “Intercityplus” è un’opera provocatoria e rivoluzionaria nella misura in cui prima dà un sonoro manrovescio all’olografia partenopea fatta di vieto vittimismo e trita vittimologia neomelodica, poi sembra indicare a quegli stessi figli del popolo, nelle cui orecchie suona un MP3 con gli ultimi successi discografici di Rosario Miraggio e Gigi D’Alessio, la via di fuga, la via per affrancarsi, lontani da una terra che li illude con finta bellezza e li uccide con questa illusione.

Infine, urge rimarcare l’eccellente prova artistica di Carmine Borrino, autore e regista, nonché protagonista del teso insieme ad attori altrettanto giovani e bravi, quali Anna Morello, Rosario D’Angelo e Noemi Coppola; suggestive le musiche, eseguite dal vivo, dal pianista Mariano Bellopede..
 

Visto il 13-10-2010
al Artgarage di Pozzuoli (NA)