Un cinico osservatore.
Divertissmant redatto da Hermann Broch e figlio nel 1933, concepito come pendant satirico della
tragedia “Espiazione”; ripropone in chiave lieve e cinica,travagli economici e sentimentali dei membri dell’alta finanza.Pièce allestita postuma(la prima risale al 1983),costituisce parte integrante della linea d’indagine dei
comportamenti umani.Percorso già delineato da Ronconi, nei due anni,precedenti con il testo “Il professore Bernhardi”.Opera lieve che implica, al tempo stesso, rilevanti tematiche d’ordine etico: al cinismo e all’amoralità profondamente etica della coppia di truffatori, André Laborde e consorte, agiscono da elemento di netto contrasto,la logica ferrea e l'apparente rigore dei magnati dell'industria del ventesimo secolo. Il nulla vestito d’austerità di Seidler,la disperata concretezza di Agnes,saranno
destinati a soccombere all'assedio e al fascino
dell'avventuriero dai modi nobili.Gioco al suicidio eternamente simulato quanto reiterato in forma di comportamento coatto, condotto dagli ospiti del Grand Hotel(non luogo per elezione
e spazio scenico in eterno divenire).
Allestimento a - temporale.
Opera brillantemente adattata da un cast tecnico, in chiave dèco; rievoca all'attenzione degli spettatori rarefatte atmosfere cinematografiche alla Ernst Lubitch . Permane la cifra stilistica ronconiana di uno spazio scenico “non definitivo” , pur se connotato da linee nette e stilizzate. Luci e colori scandiscono il trascorrere delle ore, vestono visi e corpi rendendoli simili e manichini costantemente posti in vetrina; ingranaggi di una farsa allestita dall’abile barone Laborde.
Si respira in sala, parte di quell’aria leggera che riempie la hall e le stanze dell’albergo ed infine domina gesti e parole dei personaggi, conferendo loro particolare tono e colore alla partitura registica. Impeccabili ed uniformi i toni recitativi, pur se con la presenza di qualche nota stonata quale: lo stile accalorato di un Laborde/Massimo Popolizio a tratti eccessivamente carico nei toni e nelle invettive quanto sbilanciato rispetto alla recitazione di una passionale e sempre inappuntabile Anna Buonaiuto, nella parte della baronessa Stasi. Segue l’impostazione di un ensemble d’interpreti estremamente corretti ed altamente professionali, pur tuttavia eccessivamente impostati per risultare ben amalgamati fra loro.
La commedia scorre leggera fra prologo e primi due atti, con levità, rallentando nell'ultimo, sino alla totale fase di stallo, nel corso dell’ultima mezz’ora. Causa principalmente individuabile, nella ricerca ossessiva di stilismo e perfezione, così come nel carattere delle performance degli artisti: tutti troppo compresi nell’interpretazione dei caratteri individuali, per riuscire a conferire ai loro personaggi quel tocco di dolorosa precarietà, motore dell’intera opera Brochiana. Messa in scena accolta in forma moderatamente benevola da parte del pubblico,applausi scroscianti ma non abbastanza prolungati per una quarta chiamata in scena.
Recensione raccolta in data giovedì 22/03/07 Milano Piccolo Teatro - Sala Grassi
Visto il
al
Donizetti
di Bergamo
(BG)