Adelmo Togliani è figlio d’arte e volto noto al grande pubblico per la sua presenza in fiction televisive (tra le ultime "Provaci ancora Prof 3" e "Distretto di polizia 8”); tra l’altro recentemente è stato, con un proprio “corto”, vincitore della rassegna “Schermo/Scena” promossa da Ennio Coltorti.
Ora ripropone per quattro serate al teatro San Genesio lo spettacolo "Io, Clarence", già rappresentato nel 2004 - anno in cui è arrivato finalista al “Premio Enrico Maria Salerno” per la drammaturgia europea - e poi nel dicembre 2007. Spettacolo scritto, diretto e interpretato da lui stesso.
In questa rappresentazione lo affiancano sul palcoscenico la brava coprotagonista Anna Lisa Catucci, Vincenzo D'Angelo e Stefano Sarcinelli (popolare attore teatrale che più volte ha collaborato con Vincenzo Salemme in show televisivi e commedie) nella parte del boss.
"Io, Clarence" – omerica, poliziesca, tragi-comica, ironica, assurda - è una pièce teatrale dai ritmi veloci, incalzanti, che ricordano molto quelli di film gialli o thriller, ottenuti soprattutto dalle interpretazioni dei due protagonisti che si muovono, si agitano, ballano, uccidono sulla scena (molto ben curata) cercando - inutilmente - di rivendicarla come luogo di comunicazione.
A coinvolgere c’è anche la musica con una selezione di brani dai Beatles, ai Doors di Jim Morrison, al cross over… I ritmi sono arricchiti di venature comiche dovute in particolare all' uso della calata romanesca e dello slang giovanile da parte dei due giovani borgatari di periferia ( che ricalcano così, nel loro modo di parlare, i personaggi del teatro di Manfredi), scontenti della propria vita, delle proprie origini, delle propria famiglie. Il disagio interiore li induce ad assumere atteggiamenti contraddittori (e Clarence è allo stesso tempo omicida e poeta romantico) e soprattutto duri.
Davvero pregevole l’interpretazione di Togliani e degli altri attori in questa commedia dell’assurdo in cui la borgatara è vestita come un’educanda, il sangue è platealmente finto, le sparatorie sanno di giochi infantili… Da sottolineare la “fisicità” – tangibile, concreta, testimoniata dal manifesto di Bruce Lee appeso alla parete – che è una componente essenziale della relazione-non comunicazione tra i personaggi che urlano, pogano, si picchiano. Si ammazzano anche, ma non sanno amare.
Aspirano, invano, a fuggire dal loro mondo, magari ad andarsene a bordo di quella macchina nel deserto che campeggia nel poster al centro della scena.
Parte dell’incasso va a sostegno delle iniziative umanitarie di “Friends for water”, per la realizzazione di pozzi in Africa.
Roma, Teatro San Genesio, fino a domenica 12 ottobre 2008
Visto il
al
Tor Bella Monaca
di Roma
(RM)