Emma Dante inaugura con la prima assoluta di Io, Nessuno e Polifemo, intervista impossibile, il 67° Ciclo di Spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza di cui è direttrice artistica.
In scena tre ballerine - Federica Aloisio, Giusi Vicari e Viola Carinci-, legate nelle giunture per limitare i movimenti, imitano marionette di legno snodate. Esse stesse sono burattini che guardano con aria distaccata e noncurante il pubblico che prende posto nel tempio del Palladio. Sul palco anche una musicista, Serena Ganci che, attraverso il suono eseguito dal vivo con tastiera, percussioni e sintetizzatore, sembra restituire l’anima alle ballerine/marionette. La danza si fa più incisiva tanto più le vibrazioni dei tamburi diventano potenti: stiamo scendendo nel regno dei Ciclopi.
Emma Dante, aedo contemporaneo, rivisita il mito classico in chiave attuale. La sua voce rievoca le parole del mito di Ulisse e Polifemo che tornano a vivere e a scontrarsi nuovamente. Come una antropologa la regista indaga le nature dei due antagonisti, ponendo domande e cercando la verità nascosta sotto strati di polvere del tempo e di generazioni che hanno inesorabilmente modificato le versioni precedenti.
Il mito di Ulisse viene qui demistificato e riportato ad un livello più “umano”. Ulisse -Carmine Maringola-, infatti, non è più quell’eroe osannato dalla mitologia ma esso stesso si dichiara “un guitto, un gigione, un attore senza maschera, un bugiardo”. Viene invece tratteggiato il volto positivo e inedito di Polifemo, interpretato da Salvatore d’Onofrio, non più mostro antropofago ma redento, grazie al suo dolore. Polifemo si rivela un essere pacifico, innamorato della terra e del mare, diventato pietra a causa dell’incontro con Ulisse, bloccato in una cecità di sentimenti non per suo volere. Eroe, a suo modo, sincero. Parlano entrambi in dialetto napoletano, lingua democratica che restituisce allo spettacolo una surreale atmosfera da commedia dal gusto eduardiano.
Tutto lo spettacolo però si concentra attorno alla scena centrale, dove la figura femminile di Penelope viene affidata all’interpretazione delle tre ballerine e della musicista. Penelope si avvicina alle spalle di Ulisse in punta di piedi mentre si dipana la tela. Lei velata e bianca resta incastrata nel groviglio di tessuto che, come una ragnatela impedisce i movimenti. Più ci si agita più sale l’angoscia e l’impotenza. Obbligatorio il percorso, attraverso il dolore e l’ansia, per raggiungere la libertà, ma il prezzo da pagare è alto. La pazzia si insinua nella donna che, con le sue compagne, si trasforma in un demone bianco, o forse in una baccante intenta a svolgere un rito dionisiaco.
Io, Nessuno e Polifemo è uno spettacolo complesso che non tradisce le aspettative di un pubblico attento e numeroso. Emma Dante vince la scommessa: oltre a confrontarsi con il mito, si incontra e dialoga con l’incredibile spazio teatrale. Ed è al teatro stesso che viene rivolto l’ultimo sguardo, quasi in segno di doveroso rispetto. Dice la regista “ho sempre avuto una particolare predisposizione alla disubbidienza, soprattutto quando mi misuro con qualcosa di maiuscolo. Io minuscola, davanti all’opera d’arte che è il teatro Olimpico, invece di avere paura, mi faccio prendere da una specie d’incoscienza e azzardo il gioco che mi porta a dialogare con le ombre del passato. Per questo ho accettato l’incarico della direzione del 67° Ciclo di Spettacoli Classici …per la sfida di mettermi a tu per tu con la maestosità della storia e dell’antica e solida presenza di un’eco lontana”.