“Italia Brasile 3 a 2” di Davide Enia L’EPOPEA DEL CALCIO A TEATRO “U cuntu” in siciliano è il racconto di un fatto notevole, di un fatto eroico che vale la pena tramandare oralmente alle generazioni future.
Ne u cuntu di Davide Enia il calcio è l’epopea nazionale, luogo di eroi e di miti; la sua cronaca della storica partita giocata a Barcellona il 5 luglio 1982 mostra l’anima di un popolo ed il sapore di un’epoca. Enia inizia sfogliando il libro dei fatti del 1982, l’anno delle Falkland e della morte di Fassbinder, l’anno delle nuove mille lire e di tanto altro. In novanta minuti il comico racconta con esilarante acutezza le fasi di quella sofferta partita, vissuta a casa sua, in un appartamento palermitano affollato di familiari, parenti ed amici, tutti inchiodati davanti al primo televisore a colori, acquistato per l’occasione con mille sacrifici.
Tra calcio e divertenti devozioni e superstizioni inventate per l’occasione, Enia trova anche il tempo per digressioni serie e commoventi, come la triste storia di Garrincha, calciatore brasiliano morto per strada povero e dimenticato da tutti, oppure la toccante storia di Tusevich, di crudezza estrema e di commovente drammaticità. Raggelante.
Tusevich era il portiere della Dinamo Kiev e della nazionale ucraina negli anni Trenta, quando la Dinamo era interamente la nazionale dell’Ucraina, tanto erano bravi i suoi giocatori. A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte dei nazisti, il campionato venne sospeso ed i calciatori trovarono lavoro in un panificio.
Dopo un anno il comandante dei tedeschi, recatosi per caso a comperare il pane, riconobbe Tusevich ed insistette per organizzare una partita tra i tedeschi e gli ucraini. Il portiere inizialmente cercò di rifiutare, “sono undici mesi che non tocchiamo un pallone…”, ma ovviamente non poteva dire di no e la partita ebbe luogo il 7 agosto 1942: risultato 4 a 0 per gli ucraini, davanti a 24.000 spettatori. Il comandante nazista diventò una belva, i tedeschi dovevano vincere, quindi la partita doveva essere ripetuta ed i padroni di casa dovevano perdere. Replica il 15 agosto 1942. Il primo tempo finì 1 a 0 a vantaggio dei tedeschi, perché gli ucraini non giocavano, ma alla fine essi erano comunque calciatori e, pur giocando poco e male, il risultato finale fu 2 a 1 per gli ucraini, davanti a 44.000 spettatori.
Allora il comandante nazista fece inginocchiare in circolo a centrocampo tutti i giocatori meno Tusevich e li fece uccidere uno dopo l’altro dai suoi soldati con un colpo di rivoltella alla nuca. Poi fece piazzare Tusevich tra i pali e lo fece uccidere da un cecchino posizionato sul dischetto del rigore. La pallottola colpì al cuore Tusevich, che morì all’istante.
Davide Enia dice che Tusevich ha parato anche quel colpo. Con il cuore. Il giovane comico palermitano, autore, attore e soprattutto cantastorie, è bravissimo nel suo trascinante monologo (accompagnato da Settimio Serradifalco e Salvatore Compagno a chitarra e percussioni), un’appassionante e coinvolgente cronaca che mischia italiano e dialetto siciliano. Lo spettacolo risulta innovativo, acuto, sottile: gradevole e divertente nelle parti comiche, umano e toccante in quelle più drammatiche. Intelligente sempre.