Musical e varietà
JESUS CHRIST SUPERSTAR

Jesus Christ Superstar, ovver…

Jesus Christ Superstar, ovver…
Jesus Christ Superstar, ovvero il turning point della storia del musical. Dopo essere stato rappresentato in decine di paesi nel mondo, compresi Polonia, Filippine, Zimbabwe, Israele e Giappone, ecco il vero e grande debutto italiano per il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Inutile a dirsi, uno spettacolo del genere poteva farlo solo la Compagnia della Rancia, fucina dei migliori musicals italiani, nonchè prima vera propugnatrice, più di 20 anni fa, del musical in Italia, patria ai tempi poco avvezza a un genere riservato a una nicchia di appassionati. Insomma, un vero e proprio fenomeno culturale, la cui grande novità è la traduzione intera dei testi. Non storcete il naso, va riconosciuto lo sforzo vincente di una buona traduzione, che si perde raramente e solo per pure ragioni fonetiche. E’ una messinscena molto fisica, quella di Fabrizio Angelini, i cui protagonisti sono i corpi, sempre in movimento, sempre accatastati, dalle sensazioni visive quasi tattili. La scelta di attualizzare il tutto è stata certamente rischiosa, ma risulta comunque ben gestita. Particolari alcune intuizioni: i centurioni romani diventano dei marines, gli ebrei inquisitori ricordano “Le Iene”, la Maddalena è una barbie-velina boccolosa. Libera interpretazione per uno stivalato Pilato, a metà strada tra un miliziano e il sergente dall’occhiale da sole di “Nick mano Fredda”. Spettacolare la scena dello step - e non anticipo altro - così come quelle del suicidio di Giuda che, nonostante l’attualizzazione, trova il modo di soffocare la voce, rea del tradimento. Ritorna anche il tema del tradimento su comando, richiesto da Gesù proprio a Giuda, suo migliore amico e discepolo; assolutamente da tenere d’occhio la crocifissione, di grande impatto visivo ed emotivo. Regia curata e intelligente; Angelini non butta via niente e riesce a rendere le due ore di spettacolo fluide e catalizzanti. Insieme alle canzoni “cult” da tachicardia, spuntano vincenti le liriche e le musiche di Michele Renzullo e Franco Travaglio, più l’orchestra dal vivo diretta da Giovanni Monti. Qualche perplessità sul Trio Medusa, Jesus, Giuda e Maddalena: accanto alla spettacolare voce di un Giuda un po’ tamarro (Edoardo Luttazzi), la prova di Maddalena (Valentina Gullace) è buona, nonostante il timbro un po’ troppo sanremese, modello Syria. Si perde leggermente invece la voce di Jesus (Simone Sibillano), spesso malamente “falsettata” e dagli acuti a tratti isterici. Somiglianza fisica a parte (e comunque qualche chilo in più lo renderebbe più "autorevole"), la performance del pur bravo attore non convince del tutto: l’immagine di Jesus appare un po’ statica e non emoziona come dovrebbe. Ma in virtù del nuovo sistema scolastico italiano, dove non si boccia più nessuno, concediamo volentieri un credito al buon Sibillano, certi che possa avere ottimi margini di miglioramento. In fondo, la prima è un attentato ai nervi per chiunque, soprattutto se si parla di una sfida del genere. E poi, diciamocelo, interpretare Gesù mica è cosa da poco. Teatro della Luna, Assago (MI) - 18 ottobre 2006
Visto il
al Gran Teatro PalaBam di Mantova (MN)