Prosa
JESUS

Jesus, agnello sacrificale della cultura pop

Jesus, agnello sacrificale della cultura pop

Come spesso accade, del teatro cosiddetto di ricerca o sperimentale, il primo – e a volte unico – elemento immediatamente apprezzabile è la scelta delle musiche che accompagnano lo spettacolo. E allora cosa c’è di meglio del celebre tema di 2001 – Odissea nello spazio per aprire uno spettacolo che parla della figura forse più “idolatrata” dalla cultura del consumismo?
Valeria Raimondi è mattatrice sulla scena di un monologo che traccia un percorso netto, ma sembra non riuscire ad andare oltre a una critica – quasi iconoclasta – del consumismo culturale che attanaglia la società contemporanea. Se la ricerca di un approdo verso un ritorno alle radici profonde della spiritualità occidentale rimane in questi termini, il rischio è ancora quello di una certa autoreferenzialità, per cui il nuovo lavoro di Babilonia Teatri non necessariamente conduce a una riflessione. Forse intima e personale, ma di sicuro non collettiva. Fatta eccezione per un momento dello spettacolo in cui le domande di un bambino di tre anni sono il propulsore per interrogarsi sul senso della vita e della morte.
La conclusione – sulle note di Superstar di Andrew Lloyd Webber – tenta il superamento di quel Jesus idolo delle folle e icona della cultura pop, la cui eredità resta comunque l’amore per il prossimo, legittimando un solo comandamento: “più privacy per tutti”.
 

Visto il 10-06-2015
al Gobetti di Torino (TO)