Musica
JOHN AXELROD / DAVID GARRETT

Un grande classico del rep…


	Un grande classico del rep…

Un grande classico del repertorio concertistico mondiale è tornato ad allietare la platea del Teatro di S. Carlo. Il Concerto n. 1, in sol minore, per violino e orchestra, op. 26 di Max Bruch ha trascinato il pubblico napoletano in un mondo di pura melodia ed armonie romantiche, interpretato dal violinista David Garrett e dal direttore d’orchestra John Axelrod. L’opera fu eseguita per la prima volta il 24 aprile 1866 e suo primo interprete fu Otto von Konigslow, grande virtuoso del tempo. Il lavoro, strutturato secondo uno schema canonico in tre tempi, pure sembra non possedere il necessario equilibrio che la forma-concerto richiederebbe per contrasti tematici e per dialogo tra solista e “tutti” orchestrale: l’autore ha optato per una soluzione di ampio movimento unico suddiviso in tre sezioni, dove il canto è certamente il vero protagonista, forse anche a discapito di un certo virtuosismo tecnico (giustificabile peraltro in tale genere di composizioni), mentre l’atmosfera vagamente orientaleggiante suggerita dalle morbide armonie dell’orchestra gioca sicuramente a favore dell’impianto compositivo.

Garrett ne affronta l’esecuzione con sicurezza interpretativa e grande generosità musicale, la passionalità dello slancio melodico è la sua cifra interpretativa ed in ciò accoglie sicuramente il favore del pubblico che a concerto concluso non smette di applaudire ed a ragione, “costringendo” a ben due bis il giovane virtuoso. Per quanto Garrett ci abbia abituati ad una ricchezza espressiva e ad una libertà nell’approcciare gli stili di tanta musica pop, incidendo dischi di classica e crossover di grande successo, la sua esibizione resta di innegabile fascino. A fungere da cornice ideale al concerto di Bruch erano in programma i Sospiri per orchestra d’archi ed arpa di E. Elgar, un brano cameristico di toccante lirismo, e la sinfonia Dal Nuovo Mondo di A. Dvorak che ha concluso la serata.

Il direttore John Axelrod, musicista d’esperienza, ha condotto con rigore l’orchestra del Teatro San Carlo, anche se ci saremmo aspettati una maggiore empatia tra direttore, orchestra e solista: pur ammirando la passione e l’energia con cui Axelrod ha diretto la compagine orchestrale, va detto che in alcuni punti essa è mancata, come nel terzo tempo della sinfonia di Dvorak, noto a molti per il brillante piglio ritmico ed i calibrati climax ritmico-armonici, che mancava invece proprio di un impulso deciso che permettesse alla partitura di scorrere con fluidità e che desse alle cadenze una chiara chiusa orchestrale. La sinfonia resta però un lavoro di grande coinvolgimento emotivo, dalla scrittura chiara ed anche banale, se vogliamo, ed unanimemente riconosciuta come un capolavoro, e lo stesso Axelrod si lascia andare in gesti imperiosi nel grandioso finale che chiude con un effetto squisitamente romantico le forme dell’architettura sinfonica.

Infine, un grande plauso meritano i musicisti dell’orchestra del Massimo napoletano, che hanno espresso il risultato lodevole di un lavoro di gruppo di grande professionalità, creando un suono d’assieme che sempre più li caratterizza, ed un’amalgama tra le sezioni (in particolare quella dei fiati) che emerge frequentemente per limpidità di intonazione e qualità timbrica, e che sicuramente potrà riservarci ancora non poche sorprese nel prossimo futuro.

Visto il 07-03-2015
al San Carlo di Napoli (NA)