Elena Russo Arman reinterpreta The Juniper Tree, forse la fiaba più nera - e per questo meno conosciuta – dei fratelli Grimm, nella quale una matrigna – ossessionata da frustrazioni, rancori e insoddisfazioni – riversa il proprio odio sull’innocente figliastro, arrivando a decapitarlo, cuocerlo in pentola e darlo in pasto all’ignaro marito, una figura maschile indolente e incapace di arginare l’egemonia della moglie.
Stilemi classici
L’incipit riprende temi ricorrenti nelle fiabe più tradizionali, come Biancaneve: una donna, triste perché non può avere figli, si ferisce un dito mentre sbuccia una mela, seduta ai piedi di un ginepro, in una giornata invernale; istintivamente, esprime il desiderio di poter dare alla luce un figlio “rosso come il sangue e bianco come la neve”. Poi la donna muore e il marito, trascorso del tempo, si risposa. Una tipica situazione da Cenerentola, se non fosse che in questo allestimento di The Juniper Tree (Il ginepro), la matrigna è interpretata da un attore (Lorenzo Fontana), che sul palco si muove restituendo al pubblico un’ampia gamma di sentimenti ed emozioni, senza comunque abbandonare un’indole e un vigore interpretativo maschili. Questo è ciò che viene colto dallo sguardo di Chippy, il bambino protagonista, che in realtà e un fantoccio. Infatti, i protagonisti in carne e ossa si alternano sulla scena con pupazzi e automi progettati da Nando Frigerio.
L’orrore del quotidiano
La presenza di pupazzi e automi sulla scena “amplifica” l’atmosfera orrida, dall’indiscutibile impatto visivo, con echi alla Dario Argento. Il padre, proprietario di una distilleria e marito succube di una megera insoddisfatta della propria vita, risulta tuttavia una presenza “ingombrante” in scena: viene rappresentato come una di quelle attrazioni da luna park, che richiama alla memoria un’ambientazione in stile Coney Island.
Chippy e la sua sorellastra Marilena (Maria Caggianelli Villani), al pari della matrigna, vivono un’esistenza da “reclusi”. La loro quotidianità è ripetitiva, non vanno volentieri a scuola, perché sono ritenuti “strani” dal mondo esterno.
Il pubblico, assistendo alle azioni della matrigna, quasi si convince che i due fratellastri siano malati. L’atmosfera cupa e infelice che li circonda ha la parvenza di un incantesimo, che solo l’amore fraterno e incondizionato di Marilena è in grado di rompere, consentendo al piccolo Chippy di portare a compimento il proprio destino.
Tuttavia, se dal punto di vista dell’allestimento scenico lo spettacolo spicca per originalità, in generale non risulta semplice cogliere la sostanza (o “morale registica”) di questo adattamento teatrale, esulando dalla pura dimensione favolistica.